La crisi di governo in corso in Italia è incerta e imprevedibile come forse non è mai accaduto. Alla mozione di sfiducia al premier Conte presentata dalla Lega si sono sovrapposte diverse alleanze possibili e una serie di esigenze di calendario, tra festività estive, tempi tecnici per iter legislativi ineludibili come quello della legge di bilancio e scadenze europee. E adesso c’è un’ulteriore grossa variabile: la riforma costituzionale che potrebbe tagliare il numero dei parlamentari. Il giorno dopo il probabile voto di sfiducia a Conte, che potrebbe anche non esserci qualora il premier ormai uscente decidesse di salire al Quirinale per le dimissioni subito dopo le sue comunicazioni, si aprirà formalmente la crisi di governo e la parola passerà al Capo dello Stato Sergio Mattarella per le consultazioni e la soluzione della crisi nelle due direzioni possibili: o ritorno alle urne o formazione di un altro governo.
Tra le ipotesi per uscire dalla crisi il governo di garanzia, per andare subito alle elezioni come vuole il leader della Lega Matteo Salvini, resta ancora l’ipotesi più accreditata. Matteo Salvini sfiducia Giuseppe Conte, non si trovano altre maggioranze, non resta che mettere insieme un governo «neutro» che garantisca tutti alle elezioni e sfogliare il calendario per trovare una domenica di fine ottobre o inizio novembre per andare a votare.
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L’alternativa è data da un governo Conte per gli affari correnti: una volta votata la sfiducia a Giuseppe Conte, in assenza di una maggioranza in grado di dare il sostegno ad un altro esecutivo anche solo in grado di traghettare il Paese al voto, resterà in carica lo stesso governo Conte dimissionario ma solo per gli affari correnti e quindi senza i pieni poteri per approvare misure politicamente rilevanti. Con il governo Conte dimissionario, la data del voto sarebbe comunque la prima disponibile sul calendario. Ci sarebbe il nodo del ministro dell’Interno uscente, Matteo Salvini, che sarebbe anche uno dei prossimi candidati premier visto che è il Viminale a gestire le operazioni di voto.
Altro scenario di uscita dalla crisi aperta dalla mossa del leader della Lega Matteo Salvini è quella di un governo tecnico per fare la manovra, vale a dire un esecutivo di responsabilità con un orizzonte limitato ad un solo obiettivo: varare la legge di bilancio 2020 entro il 31 dicembre, evitare che scatti l’aumento dell’Iva e scongiurare l’esercizio provvisorio. Il presupposto di questo scenario è un rinvio delle elezioni a inizio 2020.
Ma il piano di Salvini di votare il taglio dei parlamentari e andare subito al voto ha mescolato le carte in tavola. «È improponibile votare una legge costituzionale che modifica il Parlamento e congelarla applicandola alle elezioni tra cinque anni…», fanno sapere fonti del Quirinale. Sul Corriere della Sera Marzio Breda, il più attendibile quirinalista italiano, ha scritto che Mattarella non ne vuole sapere di sciogliere le camere subito dopo l’approvazione della riforma costituzionale, e cambiare la Costituzione in una parte così fondamentale in modo così pasticciato. Questo potrebbe allungare ancora i tempi di un possibile ritorno alle urne.