Altro che «eterno secondo», come qualcuno l’aveva definito per quella lunga e durissima sfida con Eddy Merckx. Felice Gimondi è stato un fuoriclasse assoluto, un campione capace di vincere in salita, a cronometro e in volata. Non a caso è stato uno dei sette corridori capace di trionfare in tutti e tre i Grandi Giri (gli altri sei sono Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Alberto Contador, Vincenzo Nibali e Chris Froome). Adesso il ciclismo piange uno dei suoi campioni più illustri: Felice Gimondi è morto all’età di 76 anni per un malore mentre faceva il bagno nelle acque di Giardini Naxos, in Sicilia, dove si trovava in vacanza con la famiglia.
Gimondi ha vinto per tre volte il Giro d’Italia (nel 1967, 1969 e 1976) e si è imposto una volta al Tour de France (nel 1965) e una alla Vuelta di Spagna (nel 1968). Nel 1973 si è laureato Campione del Mondo .Nelle classiche monumento si è imposto una volta nella Parigi-Roubaix, una volta nella Milano-Sanremo e in due occasioni al Giro di Lombardia. È stato anche un buon pistard, vincendo sia nel 1972 che nel 1977 la “Sei giorni di Milano”. Alla fine della carriera, è stato prima direttore sportivo della Gewiss-Bianchi e quindi presidente del team “Mercatone Uno-Albacom”, dove militava Marco Pantani. Indimenticabili restano le immagini proprio di Gimondi e il Pirata insieme lungo gli Champs-Elysees di Parigi nel 1998 dopo il trionfo del romagnolo alla Grande Boucle.
LEGGI ANCHE: L’ultima maglia rosa di Pantani: 20 anni fa i test che hanno distrutto un campione