Tra i motivi di allarme per l’economia internazionale il presidente della Fed Jerome Powell «ha citato «eventi geopolitici, inclusa la possibilità di una hard Brexit, le crescenti tensioni a Hong Kong e la dissoluzione del governo italiano». Ma al primo posto a preoccupare gli Stati Uniti c’è la guerra dei dazi tra Usa e Cina. Pechino, che già aveva anticipato ritorsioni, ha risposto al presidente americano Donald Trump, che aveva fatto sapere che avrebbe imposto, dal primo settembre, dazi del 10% su 300 miliardi di dollari di importazioni cinesi.
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I dazi cinesi spazieranno dal 5 al 10% ed entreranno in vigore con la stessa tempistica di quelli americani: un primo round dall’1 settembre e un secondo dal 15 dicembre, la data in cui il governo Trump ha deciso di posticipare, per salvare lo shopping natalizio, l’entrata in vigore di dazi su smartphone, laptop, monitor, giocattoli, console per videogiochi e certi capi d’abbigliamento. Sono inclusi anche dazi del 5% sulle importazioni di petrolio. Una contromisura che vale almeno 75 miliardi di dollari.
Il mercato ha reagito malissimo all’ennesimo capitolo della guerra commerciale tra i due giganti dell’economia mondiale, in un momento in cui il tema dominante tra gli investitori è il timore di una recessione, dettata proprio dal rallentamento del commercio su scala globale. Inoltre, la notizia allontana la prospettiva di un accordo tra le due super potenze economiche.