La partita della crisi di governo si è incagliata sul nome del candidato premier. Il M5s ha puntato tutto sul reincarico a Giuseppe Conte, rilanciato da Beppe Grillo sul blog con tanto di pubblico elogio delle sue qualità di statista. In una telefonata Luigi Di Maio avrebbe ribadito al segretario del Pd, Nicola Zingaretti, di non accettare alcun veto su Giuseppe Conte. «Tutto il M5S è leale a Conte ed è l’unico nome come premier», ha sottolineato il leader del M5s. Ma Zingaretti, secondo fonti della segreteria, ribadisce il suo no al Conte-bis per esigenze di «discontinuità», esprimendo inoltre «malessere» per gli «ultimatum» da parte del M5s.
Dopo il tentativo del Pd di rilanciare la palla ai Cinque stelle con il nome di Fico, andato subito a vuoto con il passo indietro dello stesso presidente della Camera, il nome sul tavolo rimane quello di Conte, che dal G7 di Biarritz ha definitivamente chiuso le porte alla Lega. Giuseppe Conte è l’unico nome grazie al quale la base M5S riuscirebbe a digerire l’accordo M5s-Pd. È inoltre un nome che tiene unito il Movimento senza essere fonte di divisioni fra le varie anime. Ma divide il Pd: Conte ha già da giorni il placet di Renzi (e di altri dirigenti come Franceschini), e quello di alcuni vertici di partito che spingono per un governo di legislatura, ma non quello del sottosegretario Zingaretti che comunque non chiude le trattative: «Si cerca una soluzione possibile».
Il tempo stringe, e Mattarella vuole una risposta già entro domani. Il senatore dem Tommaso Cerno prova a spostare i margini della trattativa chiedendo che la «vera discontinuità sia sui contenuti»: «Non mi pare che il no a Conte bis sia un veto alla persona – ha dichiarato – piuttosto servono garanzie sulla discontinuità con il governo gialloverde. Il programma condiviso e le finalità culturali e politiche del governo sono il tema. Altrimenti Conte bis avrebbe un significato un po’ oscuro. Alla luce di questo valuteremo a migliore guida per il governo. Si faccia un Conte 2.0».
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A questo punto tutto torna alla casella di partenza. Beppe grillo, dal canto suo, rilancia la candidatura di Conte con un post comparso sul suo blog: « “Saluto con grande piacere il Professor Giuseppe Conte, lo abbiamo visto attraversare una foresta di dubbi e preoccupazioni maldestre, faziose e manierate, che ha saputo superare grazie a dei requisiti fondamentali per la carica che è destinato a ricoprire: la tenuta psicologica e l’eleganza nei modi”. Così scrivevo a proposito del nostro Presidente del Consiglio, a maggio del 2018 e questo è il mio pensiero a distanza di un anno». In queste ore di trattative, il premier uscente non ha ottenuto solo l’endorsement dei suoi. Ieri si è esposto il presidente del consiglio europeo Donald Tusk: «Su di lui ho da dire solo cose positive». E in un’intervista al Corriere della sera, ha parlato anche Maurizio Landini, segretario Cgil: «Ha dimostrato coraggio politico e profilo istituzionale. E riaperto i tavoli con le parti sociali».