Il quinto giorno di trattative tra Pd e Movimento 5 stelle finisce con un vertice fiume che sembrava destinato a segnare la svolta in vista della nascita del Conte-bis e invece si è rivelato ancora interlocutorio. Anzi, per dirla come i dem, «in salita». Mentre i Cinquestelle dal canto loro avvertono che «la pazienza ha un limite». Il premier dimissionario Giuseppe Conte, appena tornato dal G7, ha incontrato, insieme al capo politico Luigi Di Maio, il segretario dem Nicola Zingaretti e il suo vice Andrea Orlando a Palazzo Chigi. Ma se su alcuni punti due partiti sembrano vicini, su altri Pd e M5s sembrano rimarcare la lo posizione antitetiche.
In cambio dell’ok a un nuovo governo Conte il Partito Democratico ha chiesto una «forte discontinuità» su squadra e contenuti. E proprio su questi ultimi, dopo quasi 4 ore di faccia a faccia, fonti Pd hanno spiegato che «c’è ancora molto da fare». La strada viene definita «in salita» e si specifica che la diversità di vedute è principalmente sulla manovra finanziaria. Diversa la ricostruzione dei Cinque Stelle che chiedono ai dem «chiarezza» su Conte, specificano che Zingaretti e i suoi «hanno parlato solo di ministeri, non di programmi» e avvisano: «È un momento delicato e chiediamo responsabilità ma la pazienza ha un limite. L’Italia non può aspettare, servono certezze».
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Eppure qualche ora prima il segretario dem Zingaretti sembrava ottimista: «Credo che siamo sulla strada giusta. Avevamo chiesto che si partisse su idee e contenuti e stasera continueremo ad approfondire: è partito il confronto per dare al Paese un governo di svolta». Nel frattempo contro Pd e M5s si è scagliato il leader del Carroccio, Matteo Salvini che, in una conferenza stampa serale, ha dichiarato: «Si tratta di un ribaltone che era pronto già da tempo». Ed è tornato a invocare le urne anticipate.
Con i due partiti alla ricerca di un’intesa, intanto, inizierà il secondo giro di consultazioni. Ma per Pd e M5s l’appuntamento con Sergio Mattarella sarà solo mercoledì: restano insomma poco più di 24 ore per trovare l’intesa, incassare il via libera dei propri gruppi parlamentari e dalla base Cinquestelle. Insomma, i tempi stringono. Anche perché una volta limate le divergenze sul programma e la manovra economica, prima di salire al Colle e parlare con Mattarella, c’è anche il passaggio tutt’altro che formale dell’approvazione del partito (per i dem) e della base (per i Cinquestelle). Ma per il M5s la ratifica sulla piattaforma Rousseau da parte degli iscritti presenta qualche problema di tempistica: da regolamento il voto va convocato almeno 24 ore prima del tempo.