Prima il programma, poi la squadra, avvertono il M5s e il Pd. Ma tra i corridoi dei palazzi romani è partito già il totoministri, anche se resta ancora da sciogliere il nodo dei vicepremier: la mancata scelta tra uno, come chiede il Pd per controbilanciare un capo del governo targato M5s, o due vicepremier sta bloccando tutto l’organigramma del nuovo governo. Intorno a quelle due caselle ruotano i nomi di Di Maio, di Dario Franceschini e di Andrea Orlando del Pd, e indirettamente quelli di Vincenzo Spadafora (M5s) e di Paola De Micheli (Pd) per la poltrona di sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
I fari sono puntati anche sul ministero dell’Economia e dell’Interno. Al Mef in pole ci sono personalità tecniche: da Salvatore Rossi, ex direttore generale Bankitalia a Daniele Franco, ex Ragioniere generale, con la variabile politica di Roberto Gualtieri. O ancora Carlo Cottarelli, come ipotizza qualcuno, il cui nome risulterebbe certamente gradito al Quirinale che lo aveva scelto all’indomani del 4 marzo 2018. Ma si è fatto il nome anche dell’economista Lucrezia Reichlin. Il nome per il Viminale dipende, più di tutti gli altri, dal nodo vicepremier. Se il Pd otterrà la carica a Palazzo Chigi dovrebbe finire Dario Franceschini e in quel caso, all’Interno potrebbe arrivare un tecnico come Franco Gabrielli o Mario Morcone. Nel caso in cui Conte scelga di non indicare dei vicepremier, al Viminale potrebbe finire Andrea Orlando, profilo adatto anche per dare una netta discontinuità rispetto a Salvini sull’immigrazione.
Quanto agli Esteri, si è fatto il nome di Paolo Gentiloni, che però potrebbe diventare anche commissario europeo. Luigi Di Maio potrebbe andare alla Difesa, mentre alla Giustizia potrebbe essere confermato Alfonso Bonafede. Potrebbero essere riconfermate anche le ex ministre Giulia Grillo e Barbara Lezzi alla Salute e al Mezzogiorno. Riccardo Fraccaro potrebbe spostarsi dal ministero per i Rapporti con il Parlamento a quello delle Riforme, mentre il capogruppo Cinquestelle al Senato Stefano Patuanelli potrebbe prendere il posto di Danilo Toninelli alle Infrastrutture.
La dem Marina Sereni potrebbe essere invece la prossima ministra all’Istruzione. In alternativa si fa il nome del senatore cinquestelle Nicola Morra. Lorenzo Guerini potrebbe entrare nel governo come responsabile per gli Affari regionali. Circola il nome di Anna Ascani per Beni Culturali. Restano ben quotati i nomi dei dem Graziano Delrio, dato alle Attività produttive, e Maurizio Martina, che potrebbe essere riconfermato all’Agricoltura o passare al Mise.