L’ultimatum lanciato dal leader politico dei Cinquestelle Luigi Di Maio dopo il colloquio con Conte non ha fatto saltare la trattativa per la nascita di un nuovo governo Pd-M5s. Anzi, sembra aver avuto un’accelerazione sul programma. Prima Giuseppe Conte che sale al Quirinale per un incontro (inatteso) con il capo dello Stato Sergio Mattarella, poi un lungo vertice dei capigruppo di Pd e M5s con il premier incaricato. «Sono stati fatti passi in avanti e il presidente Conte farà la sintesi», ha detto il capogruppo alla Camera dei dem, Graziano Delrio, uscendo da Palazzo Chigi. Più prudente, invece, Andrea Marcucci: «C’è bisogno di un chiarimento da qui a breve. Abbiamo avuto rassicurazioni sui contenuti». Il collega dei 5 stelle Francesco D’Uva ha parlato di uno scontro destinato a rientrare: «Siamo fiduciosi che si trovi una quadra. Lavoriamo a un’intesa il prima possibile. Vogliamo parlare di temi, di programmi e di quello che serve al Paese».
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Ma al di là delle parole di prammatica, il vero nodo continua a essere Luigi Di Maio: il leader pentastellato vorrebbe mantenere la carica di vicepremier, il Pd dice di no, ritenendo Conte già in «quota» M5S. E poi ci sono i programmi, non ancora del tutto amalgamati su troppi punti. Secondo fonti parlamentari Conte punta a elaborare una sintesi entro lunedì, giorno in cui è possibile un nuovo confronto con i capigruppo che potrebbe anche essere risolutivo. E poi resta l’enigma voto su Rousseau. In ogni caso, chiariscono fonti del M5s, il quesito sarebbe incentrato su Conte e sul programma senza alcun riferimento all’alleanza con il Pd.