La marea nera del malcontento c’è stata. Ma gli argini dei due grandi partiti al governo in Germania, anche se cominciano a sgretolarsi, tutto sommato hanno retto: nelle due elezioni regionali in Sassonia e in Brandeburgo, i populisti di estrema destra dell’Alternativa per la Germania (Afd) hanno raddoppiato i consensi ma non sono riusciti nel colpo storico di diventare il primo partito come i sondaggi avevano lasciato ipotizzare.
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In Sassonia si è confermato primo partito l’Unione Cristiano-Democratica della cancelliera Angela Merkel, che però potrebbe avere perso il 7,4% dei voti dalle ultime elezioni locali tenute nel 2014. Nel länder di Brandeburgo il Partito Socialdemocratico (Spd), che ha governato dalla riunificazione della Germania (1990) ad oggi, avrebbe ottenuto il 27,2% dei voti, poco più di quattro punti percentuali dell’Afd (22,9%). Era proprio nella regione che circonda Berlino, che i sondaggi avevano prospettato un testa a testa tra formazione xenofoba e la Spd. Qui l’Afd è riuscita a raddoppiare i consensi passando dal 12,2% del 2014 ad un attuale 22,9%. Ma i socialdemocratici, pur perdendo sei punti, ha raccolto circa il 27%: un margine risicato ma il sorpasso non c’è stato.
In entrambe le regioni i Verdi hanno proseguito il loro trend positivo trainato dalle preoccupazioni dei tedeschi per i cambiamenti climatici, ottenendo il 10% in Brandeburgo (+4%) e l’8,5% in Sassonia (+2%).