Gli Stati Uniti registrano ormai tre vittime accertate di una ancora misteriosa patologia polmonare legata all’uso della sigaretta elettronica. Dopo un primo decesso in Illinois e un altro in Oregon, ora una terza persona è morta nell’Indiana. In una nota, il Dipartimento della Salute dello Stato ha spiegato che «il decesso, di una persona di età superiore ai 18 anni, è stato confermato il 5 settembre». Da quest’estate oltre 200 “vapers” sono finiti in ospedale dove sono stati ricoverati per fiato corto, crisi respiratoria, diarrea, vertigini e vomito. E così, dopo i decessi e i numerosi casi di malattie respiratorie, le autorità hanno iniziato le indagini. Secondo quanto riportato dal Washington Post, i ricercatori avrebbero individuato un olio derivato dalla vitamina E, il cosiddetto vitamina E acetato, che viene aggiunto in alcune ricariche vendute sul mercato nero.
I Centri per la prevenzione e il controllo delle medicine (CDC), tra gli organismi sanitari più importanti degli Stati Uniti, hanno già diffuso un comunicato, invitando i consumatori a non acquistare prodotti non ufficiali per le sigarette elettroniche, sui quali non possono essere esercitati i necessari controlli. Hanno, inoltre, sconsigliato di modificare le ampolle che contengono le sostanze da fumare, per evitare contaminazioni dagli effetti poco prevedibili e rischiosi per la salute.
Le sigarette elettroniche funzionano scaldando un liquido, di solito contenuto in una piccola ampolla, fino a trasformarlo in vapore che può poi essere inalato. Il processo evita che si verifichi la combustione delle sostanze, come avviene invece con il tabacco nelle sigarette tradizionali, riducendo quindi la quantità di sostanze cancerogene inalate. In linea di massima il fumo di sigaretta elettronica è ritenuto meno pericoloso per la salute, ma comporta comunque rischi ed effetti nocivi ancora da comprendere. Le ampolle contengono di solito nicotina o THC, il principio attivo più importante della cannabis. Per essere inalate, queste sostanze sono disciolte in solventi che evaporano quando sono riscaldati dalla sigaretta elettronica. I solventi sono per lo più oleosi e non sempre evaporano completamente, con il rischio di inalarne piccole goccioline che possono causare irritazioni nei polmoni.
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In Indiana sono in esame 30 casi di gravi lesioni polmonari legate allo svapo. Nello Utah nelle ultime settimane sono stati rilevati 21 casi con caratteristiche simili, riconducibili all’impiego di sigarette elettroniche. Il New York Times spiega che il problema interessa soprattutto persone tra i 20 e i 30 anni, che si presentano negli ambulatori e negli ospedali con sintomi come difficoltà a respirare normalmente, nausea, vomito e senso di spossatezza. Per alcuni di loro si rende necessario il ricovero in terapia intensiva, con l’impiego di respiratori per aiutarli a superare la crisi, con terapie che possono durare settimane.
Il mercato delle sigarette elettroniche è in piena espansione negli Stati Uniti e ha portato alla nascita di numerose aziende, ma anche alla diffusione di prodotti contraffatti o sui quali c’è scarso controllo. La vendita di olio di THC o di olio di cannabis con THC ha ulteriormente complicato le cose, rendendo più difficile il controllo di tutti i prodotti sul mercato. Il consumo di cannabis è consentito in 33 stati, ma la Food and Drug Administration (FDA, l’agenzia federale che si occupa della sicurezza di cibo e farmaci) non può occuparsi di prodotti contenenti THC, perché il loro impiego è consentito solo dalle leggi statali e non da quelle federali. Per questo è facile il diffondersi sul mercato di prodotti contaminati o realizzati direttamente con sostanze tossiche per l’organismo come l’olio derivato dalla vitamina E. Anche se al momento le autorità federali non hanno confermato il coinvolgimento di nessun prodotto o sostanza in questi casi di malattie polmonari.