Era l’ultimo passaggio prima dell’inizio effettivo del governo. Giuseppe Conte e la sua squadra hanno conquistato la fiducia in Senato, con 169 favorevoli, 133 contrari e 5 astenuti. Una fiducia ottenuta – come già avvenuto ieri alla Camera – tra cori, urla e fischi dai banchi dell’opposizione, in particolare da quelli della Lega. La presidente del Senato, Elisabetta Casellati, è stata costretta anche a sospendere la seduta dopo che la senatrice leghista Lucia Borgonzoni si era presentata in Aula con una maglietta con la scritta «Parliamo di Bibbiano».
Prima di arrivare al voto finale a tenere banco a Palazzo Madama è stato il nuovo duello tra Matteo Salvini e Giuseppe Conte. Salvini chiama più volte il premier «presidente Conte-Monti» e lo accusa di avere fatto tutto per «una poltrona figlia di slealtà e di tradimento» e di essere «incollato a quella poltrona come una vecchia mummia della prima repubblica». «Le lascio la sua poltrona — ha detto Salvini —, io mi tengo il mio onore e l’affetto di milioni di italiani. Per noi “mai col Pd” rimane “mai col Pd”». Salvini sottolinea che il nascente governo è stato fatto «solo per tenere fuori la Lega» e lo dimostrerebbe l’intenzione di mettere da subito mano alla legge elettorale, con il ritorno al proporzionale. «Chi ha paura del voto degli italiani è perché pensa di non meritarlo».
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«Assegnare ad altri le proprie colpe è il percorso più lineare per essere deresponsabilizzati a vita, un modo certo, non il migliore, per salvare la propria leadership. Errare è umano, ma dare agli altri le proprie colpe è il modo migliore per conservare la leadership del proprio partito», esordisce il premier Giuseppe Conte nella replica al Senato sulla fiducia. Il premier ricorda a Salvini il fatto di aver fatto tutto da sè, di avere voluto unilaterlamente interrompere l’azione dell’esecutivo gialloverde, di aver provato a riportare il paese al voto senza dimenticare la richiesta dei «pieni poteri». Non solo: «Sento spesso richiamare il termine dignità — dice rivolto ai senatori leghisti che hanno appena finito di ripetergli quel termine in coro — avrete modo di spiegare agli italiani cosa ci sia di dignitoso in tutti i voltafaccia che ci sono stati nelle ultime settimane». Nei 30 minuti del suo intervento, Conte parla però più del programma, rispondendo ai rilievi avanzati dalle diverse forze politiche. Ribadisce l’impegno per trovare le risorse per disinnescare l’aumento automatico dell’Iva, annuncia l’avvio di una riforma fiscale con priorità al cuneo fiscale, e sul tema dell’immigrazione, invita ad andare oltre l’«ossessione» dello slogan «porti aperti, porti chiusi». A questo proposito nel mirino ci sono ancora i decreti sicurezza di Salvini su cui il governo «raccoglierà le osservazioni del Presidente della Repubblica».