La Procura regionale del Lazio della Corte dei Conti ha disposto l’archiviazione del procedimento perché non è dimostrabile il danno erariale. Ma i 35 viaggi di Matteo Salvini a bordo di velivoli a disposizione della Polizia di Stato e dei vigili del fuoco erano «illegittimi». E per questo gli atti sono stati trasmessi alla Procura di Roma per quanto di «sua eventuale competenza». Ed è possibile che nelle prossime ore sia aperto un nuovo fascicolo, stavolta penale. Perché anche se quegli spostamenti aerei non hanno rappresentato una spesa in più, non esiste in Italia una normativa che consenta al Viminale di autorizzarli.
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«I costi sostenuti per tale finalità – si legge – non appaiono essere palesemente superiori a quelli che l’Amministrazione dell’Interno avrebbe sostenuto per il legittimo utilizzo di voli di linea da parte del Ministro e di tutto il personale trasportato, al suo seguito». L’indagine dei magistrati contabili si era concentrata su 35 voli della Polizia e dei Vigili del Fuoco che Salvini ha preso nel corso di 11 mesi per partecipare a eventi istituzionali, accoppiando però spesso a questi ultimi anche attività di partito.
Il Dipartimento di Pubblica sicurezza aveva ribadito, con un comunicato ufficiale, che il ministro avesse diritto ai voli di Stato per motivi di sicurezza, e il Viminale aveva specificato che Salvini non aveva «mai usato» questi voli per «motivi estranei a quelli legati al suo ruolo istituzionale». Ora, al termine dell’istruttoria, i pm della Corte dei Conti hanno concluso che si è trattato però di un utilizzo «illegittimo» dei mezzi che teoricamente dovrebbero essere usati solo per alti fini istituzionali e non per ordinari spostamenti. La parola passa a questo punto ai magistrati della procura di Roma.