«Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione»: i 42 sottosegretari nominati dal Consiglio dei ministri di venerdì scorso hanno giurato a Palazzo Chigi, dinanzi al premier Giuseppe Conte e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro. Una nomina, quella dei viceministri e dei sottosegretari, che ha rappresentato uno dei primi terreni di scontro tra le forze al governo. Alla fine la squadra è stata fatta: 21 incarichi al M5s, 18 al Pd, 2 a Leu e uno al Maie.
«Voglio ringraziarvi per la disponibilità e darvi il benvenuto nella squadra di governo. Abbiamo una grande responsabilità, siamo qui per un ufficio pubblico, e dobbiamo realizzarlo con disciplina e onore, come ci impone la Costituzione che sarà la nostra stella polare. Ma al di là di questo noi ci metteremo cuore, passione e impegno perché servire il Paese non capita tutti i giorni e dovremmo veramente fare il massimo per cercare di offrire risposte alle urgenze e ai bisogni comunità nazionale. Lo faremo con grande orgoglio e grande determinazione», ha dichiarato Conte al termine del giuramento dei sottosegretari.
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Servizi e disabilità sono le materie che Conte ha stabilito di tenere per sé. Al senatore M5s Mario Turco è stata affidata la delega centrale alla programmazione economica e gli investimenti, e ad Andrea Martella del Pd quella all’editoria. Al ministero dell’Economia il M5s conferma i due uscenti Laura Castelli (viceministro) e Alessio Villarosa, ma anche LeU, con Cecilia Guerra, ottiene di essere presente al fianco dei due dem Antonio Misiani (viceministro) e Pierpaolo Baretta. Il Pd riporta al governo tanti ex, tra questi Marina Sereni (viceministro Esteri), Lorenza Bonaccorsi (Cultura) e Sandra Zamp (Salute)a. Generando qualche tensione interna il ministro degli Esteri e capo politico Luigi Di Maio ha confermato parecchi degli uscenti: Ferraresi (Giustizia), Tofalo (Difesa), Sibilia (Interno), Di Stefano e Del Re agli Esteri, Crimi (dall’Editoria passa all’Interno). Nel Pd un certo malcontento di corrente spira in area Renzi (malgrado i cinque approdi nei ministeri di Malpezzi, Morani e Margiotta di Base riformista, più Ascani e Scalfarotto), a motivo della esclusione geografica dei toscani lamentata per primo da sindaco di Firenze Dario Nardella.