L’alleanza tra M5s e Pd è in fase di rodaggio. I prossimi giorni saranno cruciali anche in vista di dossier o appuntamenti politicamente significativi: dalla calendarizzazione della riforma del taglio dei parlamentari, cara ai pentastellati, alla scelta del candidato per le regionali del 27 ottobre in Umbria (primo appuntamento elettorale dopo la nascita del nuovo esecutivo giallorosso), a quello della gestione dei flussi migratori, a cominciare da una maggiore o minore flessibilità sul tema dei porti chiusi, dopo la chiusura della fase Salvini al Viminale.
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Per il capo politico dei Cinquestelle Luigi Di Maio «la prima prova di questo governo è il taglio dei parlamentari. Va fatto nelle prime due settimane di ottobre». «Perché qualsiasi cosa accada – ha scritto Di Maio sul Blog delle Stelle nel giorno in cui sulla piattaforma Rousseau si vota per decidere sulla giunta civica in Regione Umbria – alla fine voglio poter dire a tutti che siamo riusciti in una riforma che gli italiani aspettavano da decenni. E poi la vera prova del nove per noi e per questo governo sarà la legge di bilancio di dicembre».
I Cinque Stelle chiedono di accelerare i tempi per la riforma del taglio dei parlamentari; il Pd invece ritiene che prima si debba modificare la legge elettorale. M5S chiede che si decida di calendarizzare il quarto e ultimo voto non oltre la prima settimana di ottobre. Diversa la posizione del Pd, che vorrebbe rallentare quel momento, in modo da raggiungere prima un’intesa sulla modifica della legge elettorale, considerata necessaria in vista di un taglio considerevole di deputati e senatori.
Il provvedimento per il taglio di 345 parlamentari, che è già stato approvato in doppia lettura al Senato, necessita infatti dell’approvazione finale a Montecitorio. Prima della pausa estiva, l’11 luglio, i senatori avevano dato il via libera in terza lettura al provvedimento, con 180 sì e 50 no: a votare a favore erano stati: Movimento 5 Stelle e Lega, a cui erano venuti in soccorso i parlamentari di Fratelli d’Italia (cosa che avevano già fatto nei due passaggi precedenti). Contrari 40 esponenti del Pd, 9 del gruppo Misto e il senatore Casini (gruppo Autonomie). Ma questo avveniva prima del governo Conte bis.
Ora la maggioranza è cambiata. Chi sta al tavolo con Pd e M5s riferisce di «un dialogo costruttivo» e di una «volontà positiva» di trovare un accordo complessivo sul capitolo riforme: sia sugli ‘aggiustamenti’ costituzionali da fare a seguito del taglio dei parlamentari, sia sulla legge elettorale per gli effetti distorsivi sulla rappresentanza dovuti alla riforma. Di Maio nel suo post è chiaro: «A chi dice “non vi fidate del Pd”, “attenti”, “non fatevi fregare” dico: la fiducia si dimostra! E in questo caso alla prova dei voti in Parlamento».