«Sessantasei paesi, 102 città e 93 imprese si sono impegnate oggi a raggiungere zero emissioni entro il 2050». Lo ha reso noto l’Onu nel corso del summit sul clima a New York. L’obiettivo è considerato vitale nella prevenzione di catastrofici cambiamenti climatici a lungo termine. Allo stato attuale, solo una ventina di Paesi hanno incluso tale impegno nelle leggi nazionali o fatto piani politici concreti per attuarlo. L’Unione europea spera di raggiungere un consenso tra i suoi membri entro il 2020. «Ai 66 governi si sono unite 10 regioni, 102 città, 93 imprese e 12 investitori», ha spiegato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres: «Tutti si sono impegnati a ridurre le emissioni di CO2 entro il 2050».
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Ma non si è trattato dell’unico annuncio. Sono 68 i Paesi che si sono impegnati a rivedere formalmente verso l’alto i loro piani climatici entro il 2020, quando i 195 firmatari dell’accordo di Parigi dovrebbero presentare nuovi impegni. Inoltre, 30 Paesi stanno ora aderendo a un’alleanza che promette di fermare la costruzione di centrali a carbone dal 2020. E la Russia, che ospita sul suo territorio l’impianto industriale più inquinante al mondo (il complesso metallurgico di Norilsk), ha annunciato la ratifica dell’accordo di Parigi.
Non sarà facile passare ai fatti: si deve partire dagli errori fin qui commessi, anche nell’ambito degli Accordi di Parigi, che hanno lasciato ampio margine di azione ai singoli Paesi, liberi di certificare i propri progressi e fissato obiettivi chiari, ma generici, come quello di contenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto della soglia di 2°C oltre i livelli pre-industriali e di limitare questo incremento a 1.5°C. Eppure il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ricordando la devastazione dell’uragano Dorian e gli incendi in Amazzonia sul taglio delle emissioni è stato chiaro: «La natura è arrabbiata. Non con bei discorsi, ma con azioni concrete di possono abbandonare i carburanti fossili e diminuire la crescita delle temperature globali».
«Gli occhi delle future generazioni sono su di voi. Non vi lasceremo farla franca, il mondo si sta svegliando, e il cambiamento arriverà che vi piaccia o no». Queste le parole che l’attivista Greta Thunberg, 16 anni, ha rivolto ai leader del mondo in apertura del vertice Onu sul clima. Thunberg, che è riuscita a trasformare il suo sciopero settimanale per l’ambiente in un movimento globale, ha apostrofato duramente i rappresentanti dei governo che partecipano al Climate Action Summit 2019. «Tutto questo è sbagliato, io non dovrei essere qui, dovrei essere a scuola dall’altra parte dell’Oceano. Eppure voi vi rivolgete a noi giovani per avere speranza. Come osate? Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote. E io sono una delle più fortunate. Le persone stanno soffrendo e stanno morendo, interi ecosistemi stanno crollando».