Due pallottole hanno ucciso l’agente Pierluigi Rotta, 34 anni di Napoli, colpito al lato sinistro del petto e all’addome; tre hanno invece colpito mortalmente il secondo agente scelto, Matteo Demenego, 31 anni di Velletri, sotto la clavicola sinistra, al fianco sinistro e alla schiena. Così hanno perso la vita i due poliziotti della Questura di Trieste, uccisi da uno dei due uomini (due fratelli cittadini della Repubblica Dominicana) che erano stati arrestati e portati in Questura per accertamenti.
Secondo la ricostruzione diffusa dalla Questura, tutto comincia venerdì mattina, quando una donna in scooter, in via Carducci a Trieste, viene scaraventata a terra da un giovane, che le ruba il mezzo. Nel pomeriggio, la questura triestina riceve una telefonata da Carlysle Stephan Meran, un giovane di origine dominicana. Il ragazzo racconta di aver saputo che suo fratello, Alejandro Augusto, è l’autore della rapina, e che è disponibile sin da subito ad aiutare gli agenti per portarli a casa dal fratello a recuperare il mezzo sottratto alla donna. Si mette dunque a disposizione e specifica anche che Alejandro Augusto soffre di disturbi psichici, pur non essendo in questa fase seguito dai servizi di igiene mentale. Due squadre della volante e una pattuglia della quadra mobile vanno quindi a casa di Alejandro, insieme al personale del 118. Alejandro è a casa, appare «collaborativo e pacato», viene quindi accompagnato in questura insieme al fratello, a bordo di una vettura della polizia.
Una volta arrivati all’Ufficio di Prevenzione Generale, l’uomo chiede e ottiene il permesso di andare in bagno ma, mentre esce dall’ufficio, riesce a sottrarre la pistola d’ordinanza in dotazione a Rotta. Impossessatosi dell’arma, lo colpisce con due colpi al lato sinistro del petto e all’addome. Sentiti gli spari, l’agente De Menego esce dall’ufficio per verificare cosa fosse successo e a quel punto Alejandro Augusto Stephan Meran gli spara tre colpi di pistola, sotto la clavicola sinistra, al fianco sinistro e alla schiena. L’uomo poi sottrae la pistola anche a De Menego e spara a un altro poliziotto, ferendolo alla mano, mentre cerca di fuggire. Una volta fuori dalla Questura prima cerca di rubare un’auto, poi inizia uno scontro a fuoco con alcuni agenti della Squadra Mobile che riescono a ferirlo e a disarmarlo. Il fratello, nel frattempo, spaventato dagli spari in un primo momento cerca di barricarsi nell’Ufficio di Prevenzione Generale e poi di scappare per i sotterranei della Questura, prima di essere bloccato.
L’omicida guadagna l’uscita attraversando l’atrio adiacente, con in mano entrambe le pistole d’ordinanza sottratte agli agenti, esplodendo altri colpi di pistola verso il personale di servizio che risponde al fuoco. Una poliziotta testimone, appena fuori dall’edificio e in borghese, ha raccontato di aver sentito esplodere una quindicina di colpi. In questa fase viene colpito alla mano sinistra un altro agente che ora si trova ricoverato all’ospedale triestino dove ha subito un intervento chirurgico.
Intanto, l’omicida Alejandro Stephan Meran si è avvalso della facoltà di non rispondere. Si resta in attesa delle decisioni del Gip sulla convalida del fermo e sulla richiesta di custodia cautelare. Nel frattempo le fondine dei due agenti sono state sequestrate per verificarne l’integrità. Secondo il Sindacato Autonomo di Polizia (Sap) Stephan Meran sarebbe riuscito a sfilare la pistola a Rotta perché la fondina che la custodiva era vecchia. Dalle prima analisi, scrivono i giornali, non risulterebbero però danni tali da comprometterne la funzionalità.
«Tre famiglie distrutte – ha commentato questa mattina la madre dell’assassino al giornale di Radio Rai – non ho parole perché nessuna parola può confortare un genitore quando perde un figlio». La donna ha poi chiesto perdono per quanto commesso dal figlio. Ma ha anche evidenziato di aver più volte segnalato ai servizi sociali lo stato di salute mentale del figlio. «Non credevo che mio figlio potesse fare una cosa del genere», ha concluso. All’indomani della sparatoria, ha parlato anche la madre dell’agente Rotta chiedendo giustizia, mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato le vittime con «riconoscenza e dolore». «I ferrovieri – ha detto – sono stati protagonisti della nostra vita, servitori dello Stato unitario come i due servitori dello Stato ieri assassinati a Trieste», ha detto Mattarella nel suo discorso alla cerimonia per l’anniversario dei 180 anni della linea ferroviaria Napoli-Portici: «Sono queste le persone che sviluppano il nostro Paese e contribuiscono alla vita della nostra società».