«Conte è d’accordo sulla rinegoziazione», fanno sapere fonti di Palazzo Chigi. La questione F-35 torna ad agitare la politica italiana. A farla riemergere il dossier, pubblicato dal Corriere della sera, sul vertice tra lo stesso premier e il segretario di Stato statunitense Mike Pompeo: nel corso dell’incontro della scorsa settimana Conte avrebbe dato rassicurazioni sul rispetto dell’accordo con Washington per l’acquisto di novanta aerei militari. Notizia che ha scatenato qualche malumore nel M5s, da sempre contrario agli F35: nel programma elettorale del 2017 era previsto il blocco degli ordini ma, una volta al governo, i Cinquestelle si sono resi conto che i contratti già siglati per la fornitura di 90 aerei non potevano essere disdetti, se non pagando penali altissime.
«Leggiamo con stupore le ricostruzioni giornalistiche riguardanti la presunta conferma del programma F-35 che il presidente Conte avrebbe dato a segretario di Stato Usa Pompeo», dice il senatore Gianluca Ferrara, capogruppo M5S nella Commissione Esteri di Palazzo Madama. «Il Movimento 5 Stelle ha sempre criticato questo programma militare che, così com’è, ci indebiterebbe per almeno 50 miliardi di euro nei prossimi quarant’anni. Un progetto insostenibile che molti Paesi, Stati Uniti compresi, hanno già tagliato. Una rinegoziazione è doverosa anche da parte dell’Italia. Un ridimensionamento del programma di acquisto consentirebbe di liberare miliardi di euro da investire in scuole, ospedali e trasporti pubblici. I cittadini ci chiedono questo, non bombardieri strategici con capacità nucleare. Confidiamo nel fatto che il nostro presidente del Consiglio farà la scelta giusta».
Poi la nota di Palazzo Chigi che rassicura il M5s: «Conte è d’accordo sulla rinegoziazione». Nei mesi scorsi si era parlato di un taglio di 20-30 caccia della commessa. Nel governo gialloverde era stato Matteo Salvini a difendere il rispetto dell’accordo. Ora resta da capire cosa accadrà con il governo giallorosso. La fornitura iniziale prevista era di 131 velivoli per Aeronautica e Marina, poi era scesa a 90 nel 2012. Ora la questione rischia di esplodere di nuovo.