Il 31 ottobre è vicino. Mentre il premier Boris Johnson conta di uscire dall’Ue «con o senza accordo», in Scozia la Brexit ha fatto riemergere le pulsioni indipendentiste che si sono concretizzate in una proposta di legge per indire un referendum per la secessione dal Regno Unito. Il suo scopo, nelle parole della premier Nicola Surgeon, è quello di «dare l’opportunità di scegliere di essere una nazione indipendente europea, invece di farci imporre un futuro con la Brexit». Il disegno di legge dovrà essere completato entro la fine dell’anno e non è stata ancora definita una data per il referendum che si terrà probabilmente entro la prima metà del 2020, previo via libera da Londra.
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Così le piazze di Edinburgo si sono riempite di bandiere scozzesi e europee, sventolate da chi non vuole essere trascinato fuori dall’Ue insieme al resto del Regno Unito. La battaglia per la secessione è portata avanti dal gruppo “All Under One Banner”, fondato nel 2014 dall’attivista Neil MacKay per mantenere l’attenzione sulla questione dopo la sconfitta dei nazionalisti al referendum del 15 settembre 2014. Il fronte indipendentista perse per pochi punti la battaglia per la separazione della Scozia dal Regno Unito: 55,42% per il “no” a fronte del 44,58% ottenuto dal sì. Ulteriore slancio all’indipendentismo scozzese è arrivato dal referendum sulla Brexit del giugno 2016, nel quale il 65% degli scozzesi votò per rimanere nell’Ue. Per Edimburgo restare nell’Unione Europea significa essere sottoposte in maniera meno diretta al governo di Downing Street. Il sentimento anti-Uk è poi aumentato dopo la vittoria del Leave, fino a quando a maggio 2018, il Parlamento scozzese si è rifiutato di ratificare il provvedimento che dava il via alla Brexit.
Anche l’elezione di Johnson a premier britannico ha dato un rinnovato impulso all’indipendentismo scozzese considerato che Edimburgo respinge con forza lo scenario di un no deal. Così negli ultimi tre anni la battaglia per rimanere nell’Ue e quella per divorziare da Londra sono proseguite di pari passo. Adesso al referendum, che passerebbe facilmente in Parlamento vista la maggioranza pro-Ue (Snp e Verdi), manca solo il via libera di Londra. Un «sì» che Downing Street non dirà facilmente. Ma la premier scozzese Nicola Surgeon cerca di fare pressione sulla comunità internazionale: «Sarebbe un oltraggio per la democrazia se il governo cercasse di bloccare un simile referendum».