«Dens sani in corpore sano». Non è uno slogan, ma una verità accertata: se i nostri denti non stanno bene, questo si riflette su numerosi aspetti della nostra vita. Dalla digestione alla postura, fino ai rapporti sociali. Eppure, troppo spesso si tende a trascurare questa parte del corpo. Con una bocca in salute non solo si mastica bene e si assimilano meglio i cibi, ma la stessa postura ne trae giovamento. Non tutti sanno che certi dolori alla schiena, alla testa, e in alcuni casi anche l’acufene, possono avere origine da una malocclusione o da una disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare. Ne parliamo con la dr.ssa Cristina Vitale, consulente in ortognatodonzia ed odontoiatria infantile presso diversi studi in Sicilia e a Roma, e membro dell’A.S.I.O. (Associazione specialisti italiani ortodonzia).
Esiste davvero una correlazione tra malocclusioni e postura?
«I muscoli del corpo sono collegati tra loro, ecco perché le malocclusioni o i disturbi delle articolazioni temporo-mandibolari possono causare dolori anche in altre zone del corpo e influire sulla nostra postura. Una risposta è la gnatologia, che si occupa di studiare e ripristinare il corretto equilibrio tra le due arcate dentali, i muscoli e le ossa temporo-mandibolari. Nella condizione normale il movimento della mascella avviene in modo libero e senza affaticare le strutture ad esso collegate (tendini, legamenti, muscoli). In caso di malocclusioni o di altri disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare, questo movimento naturale è alterato in modo negativo ed è frequente incorrere in problemi alla masticazione, alla fonazione ma anche alla postura. Spesso accompagnati da mal di testa e da dolori a livello dell’articolazione, bruxismo, click mandibolari e limitazione funzionale relativa all’apertura della bocca. Ma i sintomi di un disturbo all’articolazione temporo-mandibolare possono anche riguardare i muscoli del collo, con frequenti infiammazioni del nervo trigemino, dolori alla schiena, mal d’orecchio con riduzione dell’udito, acufeni, capogiri e vertigini».
Qual è la cura per un ventaglio così eterogeneo di disturbi?
«La cura dei disordini temporomandibolari è complessa e richiede spesso la collaborazione di altre figure professionali, tra cui osteopati e posturologi che collaborano con lo gnatologo.Si parte con una prima visita, uno studio di tutta la storia clinica del paziente tramite il quale si riescono ad individuare le problematiche sorte nel tempo in ordine cronologico e, di conseguenza, a tracciare un corretto quadro clinico. Il fine della visita gnatologica è quello di capire se i disturbi accusati dal paziente sono relazionati alla malocclusione e ad individuare il rapporto di funzionamento tra mandibola e cranio. Nella prima fase della visita potrebbe essere necessario effettuare esami strumentali o diagnostici per completare il quadro clinico, come ad esempio la risonanza magnetica, la kinesiografia mandibolare o l’orto-panoramica. Una volta identificato il problema si intraprende una cura con il bite».
Che cos’è il bite e cosa serve?
«Il bite è una placca occlusale realizzata in resina, pensata per risolvere o ridurre i problemi che si possono verificare a livello dell’apparato masticatorio in presenza di malocclusioni dentali, disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare e digrignamento dei denti. Il bite ha la forma di una mascherina e deve essere posizionato tra le due arcate dentali per un determinato periodo di tempo che, di norma, varia in base alle patologie individuate dallo gnatologo. Di norma vengono personalizzati sulle impronte acquisite dalla bocca del paziente dopo aver diagnosticato la problematica che si vuole correggere. Ma in commercio esistono anche bite automodellanti, mascherine termoplastiche in resina che si adattano alla propria impronta dentale, e bite preformati, detti anche bite preconfezionati, che hanno una conformazione standard».
Ma questi bite “fai da te” sono effettivamente sicuri?
«I bite personalizzati sono costruiti sulla base delle caratteristiche del cavo orale e dei disturbi del paziente. Ma non si tratta solo di prendere un’impronta e consegnarlo, serve un monitoraggio costante per ristabilire la giusta posizione delle arcate dentali. I bite preformati, solitamente finalizzati a trattamenti di breve durata, possono non solo non risolvere il problema ma anche creare dei danni. Per questo prima di acquistarli è importante sottoporsi sempre ad una visita da uno specialista. Non può essere sufficiente un breve test su internet ed un acquisto in remoto per ottenere la correzione della propria malocclusione, senza tenere in debito conto non solo la sicurezza ma anche e soprattutto una valutazione specialistica, una corretta diagnosi, un monitoraggio continuo e costante dei progressi per raggiungere il risultato desiderato».
Come scegliere il bite più adatto in base alle diverse esigenze?
«I bite possono essere classificati in tre grandi categorie: i bite o placca di riposizionamento (ortotico), i bite o placca di svincolo (bite-plane) e la placca “neutra” che replica la forma dei denti già esistenti senza quindi avere alcuna valenza terapeutica esclusa quella di proteggere i denti nei casi di bruxismo. L’ortotico permette di riposizionare la mandibola nella sua corretta posizione, oltre a decontrarre la muscolatura. Serve per correggere le dislocazioni mandibolari: i piani inclinati consentono alla mandibola di andare nella posizione voluta dal clinico. Per fabbricarlo è indispensabile il morso di costruzione che stabilisce appunto la posizione terapeutica. Il bite di riposizionamento fornisce una nuova stabilità, riequilibrio muscolare e funzionalità temporo-mandibolare, favorendo masticazione, deglutizione e riallineamente posturale. Le placche di svincolo presentano una superficie masticatoria piana che permette lo svincolo dall’incastro fra denti superiori ed inferiori. L’obiettivo principale di una placca di svincolo è la deprogrammazione dei muscoli masticatori col conseguente rilassamento muscolare. Questi bite, infatti, grazie alla loro forma, che elimina qualunque interferenza dentale, consentono una grande libertà di movimento della mandibola. La placca neutra come dicevamo si usa nei casi di bruxismo e permette di rilassare i muscoli mandibolari e di non frizionare i denti preservando lo stato dei denti o non aggravando il loro deterioramento».
Di recente sono stati introdotti dei particolari dispositivi dedicati ai pazienti che soffrono di apnee del sonno: che particolarità hanno?
«Tecnicamente non si parla più di bite ma di dispositivi di avanzamento mandibolare (MAD) che agiscono riposizionando e mantenendo la mandibola e la lingua in posizione anteriore. In questo modo aumenta il volume delle vie aeree e diminuisce la resistenza al flusso aereo, inoltre si potenzia il tono dei muscoli prevenendone la collassabilità. Numerosi studi confermano come il grado di protrusione mandibolare sia direttamente proporzionale con il miglioramento delle apnee notturne. Ma resta sempre fondamentale la diagnosi precoce poiché la sindrome da apnee del sonno può avere davvero importantissime ripercussioni sulla salute. Ricordiamo che è causa di sonnolenza diurna e relativi incidenti stradali, di diabete, ipertensione e aumentato rischio di ictus e infarti».