Il governo di Hong Kong ha ritirato formalmente la contestata e controversa proposta di legge sulle estradizioni in Cina, che da giugno ha scatenato le proteste sfociate in manifestazioni anti-governative per la richiesta di riforme, tra cui il suffragio universale. Il ritiro, già anticipato lo scorso mese, arriva a 6 mesi dalla prima lettura da parte del Parlamento e a 8 mesi dall’annuncio del progetto di legge. Precede, inoltre, di pochi giorni la ripresa dei lavori dell’assemblea.
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L’emendamento era stato proposto per permettere l’estradizione verso Taiwan di un diciannovenne di Hong Kong accusato di avere ucciso la propria fidanzata durante una vacanza a Taiwan. Se fosse stato approvato avrebbe permesso l’estradizione verso la Cina continentale, Taiwan e Macao per alcuni reati gravi, ma secondo gli oppositori l’emendamento avrebbe anche esposto Hong Kong al problematico e illiberale sistema giudiziario cinese, riducendo l’autonomia della regione. Le proteste contro l’emendamento erano cominciate lo scorso giugno: per placare le proteste la governatrice di Hong Kong Carrie Lam a luglio aveva detto che l’emendamento era «morto», ma il suo ritiro effettivo è stato chiesto formalmente solo oggi.
Intanto, stando a quanto riportato dal Financial Times, la Cina starebbe mettendo a punto un piano per sostituire a marzo 2020 la governatrice Carrie Lam con una nomina ad interim. Il piano, secondo fonti anonime sentite dal quotidiano di Londra, dipenderebbe dalla situazione nella città e dal ritorno alla calma, in modo da evitare che il cambio possa apparire come una resa alle violenze. Se il presidente Xi Jinping dovesse optare per il cambio, il sostituto di Lam dovrebbe essere nominato entro marzo: tra i candidati, Norman Chan, ex capo della Hong Kong Monetary Authority, ed Henry Tang, che ha servito come segretario alle Finanze e segretario capo per l’amministrazione. In merito all’ipotesi del Financial Times, il Ministero degli Esteri cinese ha smentito, dichiarando che si tratta solo di «rumor politici con motivi reconditi» precisando che «il governo centrale supporta fermamente la governatrice per porre fine alla violenza e al caos e ripristinare l’ordine il più presto possibile».