Si apre uno spiraglio per l’ordinazione dei preti sposati. È quanto deciso dai padri sinodali che hanno partecipato all’assemblea speciale sull’Amazzonia svoltasi in Vaticano. Il paragrafo sui preti sposati (il numero 111), benché approvato con la maggioranza dei due terzi richiesta, è quello che ha ricevuto il maggior numero di voti contrari (128 sì contro 41 no). II vescovi chiedono al Papa esplicitamente la possibilità di valutare, per le zone del pianeta dove c’è scarsità di preti, l’ordinazione sacerdotale di uomini, possibilmente presi fra i diaconi permanenti, «che già hanno una famiglia legittimamente costituita e stabile».
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Mai un Sinodo dei vescovi si era spinto così in avanti. Ed anche se il punto 111 del documento finale è soltanto una proposta, resta significativa l’esplicita richiesta da parte dei presuli. «Proponiamo di stabilire criteri e disposizioni, da parte dell’autorità competente – si legge nel documento finale del Sinodo – per ordinare sacerdoti uomini idonei e riconosciuti dalla comunità, che abbiamo un diaconato permanente fecondo e ricevano una formazione adeguata per il presbiterato, potendo avere una famiglia costituita e stabile, per sostenere la vita della comunità attraverso la predicazione della Parola e la celebrazione dei sacramenti nelle zone più remote della regione amazzonica».
Al contrario di quanto credono molti, peraltro, nella Chiesa cattolica esistono già dei preti sposati. La disciplina monastica del celibato vale solo nella Chiesa latina, ma nelle Chiesa cattoliche orientali non c’è obbligo. Lo stesso Papa ricordava che nel rito orientale «si fa l’opzione celibataria o di sposo prima del diaconato». Un’altra eccezione è dovuta a Benedetto XVI che, attraverso la costituzione apostolica Anglicanorum coetibus pubblicata il 4 novembre 2009, permetteva a gruppi di anglicani, compresi sacerdoti sposati, di rientrare nella Chiesa Cattolica.