In origine la Brexit doveva essere il 29 marzo 2019, poi il 12 aprile e infine il 31 ottobre. Invece, l’Unione Europea è stata costretta a concedere al Regno Unito l’ennesima proroga, la terza dall’inizio dell’anno, spostando il termine ultimo dell’uscita al 31 gennaio 2020. Ma se il governo britannico riuscisse a ratificare l’accordo prima di questa data l’uscita potrà essere anticipata.
The EU27 has agreed that it will accept the UK's request for a #Brexit flextension until 31 January 2020. The decision is expected to be formalised through a written procedure.
— Charles Michel (@eucopresident) October 28, 2019
L’annuncio è stato dato via Twitter dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk: «I 27 Paesi Ue hanno deciso di accettare la richiesta del Regno Unito di una ‘flextension’ fino 31 gennaio 2020. La decisione sarà formalizzata con una procedura scritta». È prevista la cosiddetta “flextension” una proroga flessibile, che dà la possibilità al Regno Unito di lasciare l’Unione europea anche prima, nel momento in cui l’accordo di ritiro sarà ratificato. La Brexit dovrebbe dunque aver luogo entro il 1 febbraio 2020.
L’Unione europea ha fatto sapere che l’accordo negoziato con Boris Johnson, passato a una seconda lettura ma non ancora approvato definitivamente dal parlamento di Westminster, non potrà essere rinegoziato.
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Per il momento il Governo britannico non ha ancora risposto, ma secondo il Benn Act, la legge approvata dal parlamento che impone al Primo ministro di chiedere un’estensione nel caso di un mancato accordo ma anche di implementare immediatamente un’eventuale estensione, è tenuto ad accettare subito.
Anche se il primo ministro Boris Johnson aveva già annunciato la volontà di andare a elezioni anticipate, il 12 dicembre, qualora l’Unione europea avesse approvato la richiesta per una nuova proroga. Rimane tuttora possibile al Regno Unito revocare l’articolo 50 e quindi disinnescare la Brexit. Con la nuova estensione il Regno Unito dovrà dunque nominare un nuovo commissario europeo, che vada a completare la squadra di Ursula von Der Leyen, ma nel caso di un’uscita entro fine gennaio 2020 probabilmente non entrerà mai in carica.
Tre anni e quattro mesi dopo il referendum del 26 giugno 2016, il numero di rinvii sulla data di uscita chiesti dal Regno Unito e accettati dall’Ue è indicativo del caos in cui è precipitata la politica britannica a causa della Brexit. Le procedure dell’articolo 50 del Trattato, che regola le modalità di recesso di uno Stato membro, sono iniziate il 29 marzo del 2017, quando l’allora governo di Theresa May ha formalmente notificato la sua volontà di uscire dall’Ue. La prima bozza di accordo tra il Regno Unito e l’Ue è stata siglata da Theresa May il 25 novembre del 2018. La seconda bozza del “deal” è stata sottoscritta dal suo successore, Boris Johnson, il 17 ottobre di quest’anno. Ma il Parlamento di Wesminster non è mai stato in grado di dare il via libera definitivo a un accordo Brexit. L’Unione europea non è più disposta a rinegoziare.