Dal 22 novembre Twitter non ospiterà più pubblicità relativa a politici o elezioni sulla sua piattaforma in tutto il mondo. Lo ha annunciato Jack Dorsey, il Ceo di Twitter, spiegando anche che la decisione deriva dal fatto che la politica dovrebbe «guadagnarsi» l’attenzione delle persone e non acquistarla. Dorsey ha colto nel segno: «Non si tratta di libertà d’espressione. Si tratta di un meccanismo che permette di pagare per aumentare il numero di persone raggiunte delle dichiarazioni dei politici, con significative conseguenze che oggi la democrazia potrebbe non essere pronta a gestire. Vale la pena fare un passo indietro».
Mettendo al bando gli annunci pubblicitari dei politici, Twitter rinuncerà a ricavi di svariati milioni di dollari, ma al tempo stesso potrà evitare di trovarsi nella posizione in cui si sta trovando Facebook e probabilmente si troverà Google, che gestisce buona parte delle pubblicità online a cominciare da quelle visibili su YouTube.
We’ve made the decision to stop all political advertising on Twitter globally. We believe political message reach should be earned, not bought. Why? A few reasons…🧵
— jack (@jack) October 30, 2019
Twitter non comincerà a censurare in alcun modo il pensiero e le parole dei suoi iscritti, semplicemente non permetterà più di acquistare l’amplificazione dei messaggi dei politici e la precisione con cui vengono indirizzati ai potenziali elettori. «Un messaggio politico si diffonde quando le persone decidono di seguire un account o di retwittarlo. Pagare per aumentare la diffusione rimuove questa decisione, che noi non riteniamo vada compromessa dal denaro. La pubblicità su Internet è molto potente ed efficace per gli inserzionisti, questo potere comporta rischi significativi per la politica, dove può essere utilizzato per influenzare i voti e influire sulla vita di milioni di persone», ha spiegato Dorsey. La posizione è chiara: Donald Trump o Matteo Salvini, per citare due dei politici più attivi sul social, non potranno più sponsorizzare i loro tweet per arrivare a chi non li segue o non si è imbattuto in un retweet.
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La messa al bando degli annunci politici a pagamento inizierà il prossimo 22 novembre in un momento particolare, soprattutto per la politica statunitense. Tra un anno ci saranno le elezioni presidenziali e la decisione di Twitter è stata soprattutto criticata da esponenti politici repubblicani, che sfruttano spesso le piattaforme online per pubblicità e messaggi politici a pagamento piuttosto duri contro i democratici. Dura la reazione di Brad Parscale, capo della campagna di Trump per le elezioni del 2020, : «Un altro tentativo di smettere a tacere Trump e i conservatori. Twitter perderà centinaia di milioni di dollari di potenziali entrate». In Italia, una critica è arrivata dal deputato Pd, ed ex portavoce di Matteo Renzi, Filippo Sensi: «Trovo l’idea sbagliata».