Aver ripetuto le elezioni politiche in Spagna non è servito a nulla. Per la quarta volta in quattro anni nessun blocco ha ottenuto la maggioranza per governare: i socialisti del Psoe, che le avevano provocate sperando di rafforzare la propria presenza in parlamento dopo il fallimento delle lunghe trattative con Podemos, ha perso tre seggi invece di guadagnarne. Il partito del primo ministro uscente Pedro Sanchez ha preso il 28% dei voti, ottenendo 120 seggi in Parlamento, dove la maggioranza è a 176 seggi. Unidas Podemos, coalizione di forze di sinistra guidate da Pablo Iglesias, si è fermata al quarto posto, con il 12,8% dei voti e 35 seggi, sette in meno della precedente legislatura.
Vincitori morali di queste elezioni possono certamente dirsi i partiti di centrodestra: il Partito Popolare, la principale forza di centrodestra spagnola, è cresciuto notevolmente passando da 66 seggi a 88, con il 20,8%. Il terzo partito del paese è ora Vox, di estrema destra: come previsto dai sondaggi è andato benissimo, ottenendo il 15,1% dei voti e guadagnando ben 28 seggi, arrivando a 52. Nonostante il risultato positivo di Pp e Vox, però, le possibilità che si formi una maggioranza di centrodestra sono pressoché nulle: tutto ciò che i due partiti hanno guadagnato, sia in termini di voti che di seggi, è stato praticamente compensato dal crollo dei liberali di Ciudadanos, che ad aprile si era affermato come terzo partito con il 15,9% dei voti, è crollato fermandosi al 6,8%, perdendo 47 seggi e ottenendone soltanto 10.
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Sono risultati deludenti per il Psoe, che però è riuscito a reggere nonostante alcune previsioni ne avessero annunciato il tracollo. Ma formare un governo, cioè il motivo per cui erano state convocate le elezioni, rischia di essere ancora più difficile: il blocco di sinistra formato da Psoe e Podemos ha perso dieci seggi. Il Parlamento spagnolo si è spostato molto a destra, con la crescita netta di Vox e del Pp, ma anche in questo caso il “modello Andalusia” – ossia la coalizione tra Pp, Vox e Ciudadanos – si ferma così a 150 seggi, molto lontano dalla soglia di 176.
Le variazioni che si sono registrate rispetto alle ultime elezioni di aprile non ridisegnano i rapporti di forza tra destra e sinistra: cambiano però gli equilibri all’interno delle diverse aree, con Vox che soppianta i Ciudadanos, ridotti quasi all’irrilevanza, nel ruolo obbligato di primo interlocutore per i Popolari, e con il Psoe che si riconferma il principale partito progressista ma senza essere riuscito a intaccare lo zoccolo duro di Podemos. Ma la nuova situazione del Parlamento non è migliore per trovare un accordo, anche se già il leader di Unidas Podemos, Pablo Iglesias, ha chiesto che siano riprese le trattative per formare un governo di sinistra, che ha definito «l’unica possibilità per fermare l’estrema destra». I due partiti sono ora però ancora più lontani dalla maggioranza, che già mancava prima, e hanno bisogno di coinvolgere altri partiti più piccoli: i primi candidati sono gli indipendentisti catalani.