Una volta l’incontro tra due cantanti si chiamava duetto. Ed era un avvenimento unico. Quando accadeva entrava nella storia. Stevie Wonder e Paul McCartney in “Ebony and Ivory”, Queen e David Bowie per “Under pressure”, Peter Gabriel e Kate Bush in “Dont give up”, per citare alcuni tra i più famosi. Oggi la collaborazione tra due artisti viene detta “featuring”, o, più semplicemente, “feat.”, oppure si ricorre a formule tipo “plus”, “+”, “with…”. Ed è diventata una prassi diffusa e comune a tutti i generi musicali. Anzi, è quasi d’obbligo. E il mercato la recepisce bene, almeno a giudicare dalle classifiche e dalla rotazione radiofonica.
La tendenza è figlia dell’ondata rap che nel primo decennio del nuovo secolo ha iniziato a coinvolgere in maniera massiccia il nostro scenario discografico, l’offerta radiofonica dei principali network radiofonici e televisivi e, soprattutto, il gusto del pubblico medio. Il “featuring” consentiva ai giovani rapper di interagire con il linguaggio pop senza perdere credibilità oppure disorientare il pubblico. Una opportunità per trovare ascoltatori nuovi oppure, più semplicemente, per farsi conoscere in ambienti diversi. Conquistata la vetta delle hit parade, adesso restituiscono il favore a cantautori e popstar.
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In fin dei conti, l’incrocio di voci e di generi – fatte rare eccezioni – ha sempre funzionato. Gli incontri tra Mina e Lucio Battisti restano perle rare nella storia della televisione. E già nel 2008, al Festival di Sanremo, il duetto fra Giò Di Tonno e Lola Ponce in “Colpo di fulmine” aveva trionfato sul palco dell’Ariston, precedendo nel tempo i successi dei Modà con Emma (“Arriverà”, 2011) e di Ermal Meta e Fabrizio Moro nel 2018 con “Non mi avete fatto niente”.
Come si dice, l’unione fa la forza. Da qualche mese nella classifica dei singoli della Fimi, ben 60 canzoni su 100 sono frutto della collaborazione di più artisti. In tempi di magra, il fenomeno dei duetti diventa la soluzione ideale per il mercato. Sia per vendere dischi, sia per far conoscere nuovi talenti. Sia per affrontare tour. Pensiamo alle joint venture tra Fedez e J-Ax prima e quella meno fortunata tra Laura Pausini e Biagio Antonacci dopo. Se prima molti colleghi artisti si guardavano in cagnesco, senza riuscire a nascondere invidie e rivalità, oggi una ventata di buonismo sembra unire la scena musicale. Anche i rapper scoprono di avere un cuore d’oro. E dopo gli insulti dialogano con gli ex nemici. Dai duelli ai duetti.
Voglia di sperimentare? Voglia di nuovi stimoli, di nuove esperienze? Un modo per celebrare una nuova amicizia? Macché. Bisogna rimpinguare i conti in banca, puntellare il botteghino, pagare il mutuo, pensare alla pensione. Così, trascorsa un’estate mai come quest’anno all’insegna dei duetti, si annuncia un Natale infarcito di “featuring”. Segno distintivo della deriva che stiamo vivendo è il nuovo album di Elisa zeppo di duetti: Calcutta, Carmen Consoli, Brunori Sas, Carl Brave, Rkomi e Francesco De Gregori. La “cantantessa” catanese viene rispolverata anche da Levante per aprire la strada al nuovo disco, mentre Spagna tenta di tornare in auge con il colombiano Jays Santos (Cartagena). Il duetto diventa spesso lo stratagemma per mascherare la mancanza di idee, la crisi di creatività.
Una apoteosi del luogo comune alla quale non si sottraggono neanche i grandi nomi: da Ed Sheeran che duetta con ben 22 artisti alla recente collaborazione tra Madonna e il colombiano Maluma, fino ad Andrea Bocelli e alla divina Mina che, dopo aver sedotto Adriano Celentano, riesce a smuovere Ivano Fossati dalla poltrona di tranquillo pensionato per farlo collaborare nel tradizionale appuntamento discografico di fine anno. Mentre Tiziano Ferro, per lanciare il nuovo album “Accetto miracoli”, ha convocato un altro peso massimo della musica italiana come Lorenzo Jovanotti, col quale duetta nel brano “Balla per me”. «È una moda che sta proliferando al punto che Gigi D’Alessio ha fatto un featuring con sé stesso. Geniale», dice Takagi. Tutto vero. D’Alessio ha pubblicato “Domani vedrai” mettendoci “feat. Gigi” per sottolineare che nel brano convivono la sua anima melodica con una più elettronica. Cosa si fa per avere un “featuring”!