Nuovo terremoto giudiziario in Lombardia. A poco più di sei mesi dai 43 arresti del 7 maggio scorso, la Guardia di Finanza di Milano ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tre persone, fra cui l’ex eurodeputata di Forza Italia Lara Comi nell’ambito dell’operazione “Mensa dei poveri”. L’ex europarlamentare forzista è finita ai domiciliari per truffa all’Unione Europea e finanziamento illecito in consulenze fittizie alla propria società di marketing, nonché per un episodio di contestata corruzione in concorso con l’ex direttore generale dell’Afol, Agenzia per il lavoro della Lombardia, Giuseppe Zingale, invece finito in carcere.
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«Lara Comi ha mostrato una non comune esperienza nel far ricorso a collaudati schemi criminosi», scrive il gip di Milano nell’ordinanza di custodia cautelare a carico dell’ex eurodeputata di Forza Italia. «Dall’esame degli elementi indiziari emerge la peculiare abilità che l’indagata Comi ha mostrato di aver acquisito nello sfruttare al meglio la sua rete di conoscenze al fine di trarre dal ruolo pubblico di cui era investita per espressione della volontà popolare il massimo vantaggio in termini economici e di ampliamento della propria sfera di visibilità».
Le indagini dirette dalla procura di Milano, dopo l’esecuzione di 43 provvedimenti di limitazione della libertà personale eseguiti il 7 maggio 2019, hanno fatto emergere «ulteriori delitti di corruzione, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche e illecito finanziamento ai partiti e ai politici, realizzato da amministratori locali, imprese e professionisti a vario titolo coinvolti nell’indebito drenaggio di risorse pubbliche di società e/o enti a partecipazione pubblica». Strumentali al raggiungimento di tali scopi «si sono rivelati il ricorso a false fatturazioni tra imprese, l’attribuzione da parte di società pubbliche – spiegano gli inquirenti – di incarichi di consulenza fittizi o inutili o solo formali utilizzati per occultare il pagamento del prezzo della corruzione per ottenere favori nelle procedure amministrative».
Contestati anche una truffa ai danni del bilancio dell’Unione Europea in relazione a «fittizi contratti stipulati per mansioni di collaborazione con spese a carico del Parlamento Europeo, al fine di creare surrettizie provviste di denaro a favore degli indagati mediante la retrocessione di una quota parte del corrispettivo liquidato»; illeciti finanziamenti erogati da un imprenditore bresciano a un candidato alle elezioni europee del 26 maggio 2019; emissione di fatture false, allo scopo di occultare i reati in questione.