Monta la preoccupazione sulla riforma del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità creato per dare assistenza finanziaria ai Paesi della zona euro che si trovano in difficoltà. Riforma che dovrebbe vedere la luce entro la fine dell’anno, mentre Lega e Fratelli d’Italia, dall’opposizione, e il M5s e Leu, dalla maggioranza, hanno avanzato aspre critiche.
Mes? Solo la Lega votò contro. È un crimine nei confronti dei lavoratori e dei risparmiatori italiani. Se qualcuno ha firmato qualcosa all'oscuro del Popolo, si ponga rimedio adesso prima che sia tardi. Altrimenti è TRADIMENTO.#StopMes https://t.co/hCGWtMHDEZ
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) November 18, 2019
Il Mes è stato creato nell’ottobre 2012 in sostituzione del Fondo europeo di stabilità (Fesf), più comunemente chiamato fondo salva-Stati, un meccanismo temporaneo istituito nel 2010 per far fronte alla crisi del debito sovrano. Entrambi sono stati usati per aiutare gli Stati dell’Eurozona in difficoltà. Per farlo può possono contare su unaa serie di strumenti: prestiti economici in cambio dell’accettazione da parte del Paese aiutato di un programma di riforme concordato; acquisti di titoli di Stato sul mercato primario e secondario; linee di credito precauzionali; prestiti per la ricapitalizzazione indiretta delle banche; ricapitalizzazioni dirette. I due fondi sono rimasti due entità legali distinte e possono contare su un capitale teorico di oltre 700 miliardi di euro. Da quando sono operativi hanno già erogato prestiti per 254,5 miliardi di euro a cinque diversi Stati: Grecia (per tre volte), Irlanda, Cipro, Portogallo e Spagna.
Il 14 giugno scorso, durante il governo Conte I sostenuto da Lega e M5s, l’Eurogruppo (la riunione dei ministri delle Finanze dei 19 Stati Ue che hanno adottato l’euro) ha concordato una bozza di riforma del Mes con l’obiettivo di completare l’Unione bancaria e di rafforzare l’Unione monetaria. L’iter della riforma non è però completato. La riforma prevede che il Mes assuma la funzione di “backstop” (paracadute finale) del fondo di risoluzione unico delle banche: una linea di credito da 70 miliardi, a cui i Paesi potranno accedere qualora i loro fondi nazionali per le risoluzioni bancarie (risorse delle banche e non pubblici) non siano sufficienti. Obiettivo scoraggiare la speculazione sugli istituti finanziari. L’entrata in funzione di questa novità è prevista per il 2024 al più tardi. Viene poi rafforzato il ruolo del Mes, organo tecnico, nei confronti della Commissione Ue, che è un organo politico, in caso di assistenza agli Stati in difficoltà e anche gli strumenti a sua disposizione. Il Mes potrà fare da mediatore tra Stati e investitori privati qualora fosse necessaria la ristrutturazione di un debito pubblico. Infine è prevista la riforma delle «clausole di azione collettiva» (Cacs) negli eventuali casi di ristrutturazione del debito sovrano di uno Stato membro. Dal 2022 sarà più semplice ottenere il via libera della platea degli azionisti per approvare la ristrutturazione di un debito sovrano, perché dalle attuali regole che richiedono una doppia maggioranza, si passerà a una maggioranza unica.
Per riformare il Mes mancano ancora dei passaggi formali: il via libera dell’Eurogruppo (sarà discusso nella riunione di dicembre), l’approvazione dei capi di Stato e di governo (Eurosummit di dicembre) e la successiva ratifica da parte di tutti i 19 Parlamenti nazionali dell’Eurozona. La bozza che è stata diffusa dopo l’Eurogruppo del giugno scorso contiene diverse novità, valutate positivamente nel complesso dagli esperti, ma con alcuni punti critici per l’Italia, legate in particolare al rischio che l’annuncio di una maggior facilità nella ristrutturazione dei debiti pubblici scateni la speculazione contro i Paesi con i conti meno in ordine.
Da qui le preoccupazioni dell’Italia. «Il sì alla modifica del Mes sarebbe la rovina per milioni di italiani e la fine della sovranità nazionale», ha detto Salvini. Un po’ a sorpresa però arriva all’opposizione di centrodestra una sponda dal M5S. «Il Parlamento aveva dato un preciso mandato al Presidente del Consiglio – si legge in una nota dei deputati pentastellati – La discussione sul Mes deve essere trasparente, il Parlamento non può essere tenuto all’oscuro dei progressi nella trattativa e non è accettabile alcuna riforma peggiorativa. Oggi è chiaro, invece, che la riforma del Mes sta andando proprio nella direzione che il Parlamento voleva scongiurare. Chiediamo al Capo Politico di far convocare un vertice di maggioranza, perché sul Mes noi non siamo d’accordo».
Salvini e Di Maio, però, criticano una riforma con cui hanno avuto a che fare sin dall’inizio del suo percorso, nel giugno del 2018. I principi su cui si basa il testo in discussione, per esempio, sono stati approvati dai capi di governo europei, Conte compreso, nel dicembre 2018, quando Salvini e Di Maio erano in maggioranza, mentre i dettagli sono stati approvati a giugno 2019 dai ministri dell’Economia dell’eurozona sempre durante il governo gialloverde.