Per la prima volta nella storia di Israele un primo ministro in carica, Benjamin Netanyahu, è stato formalmente incriminato. I capi d’accusa includono i reati di corruzione, truffa e abuso d’ufficio. «C’è un tentativo di ribaltamento di potere nei confronti del primo ministro», ha replicato Netanyahu, respingendo le accuse. Almeno nel breve periodo non ci saranno conseguenze formali: i processi dureranno probabilmente diversi anni, e la legge israeliana prevede che un primo ministro possa essere rimosso dal suo incarico solamente dopo una condanna definitiva. Non è ancora chiaro, invece, se l’incriminazione di Netanyahu avrà conseguenze politiche in un momento molto delicato in cui Israele, nuovamente in difficoltà per la formazione del governo, sembra diretto verso una nuova chiamata alle urne, per la terza volta in un anno.
LEGGI ANCHE: Israele, Netanyahu rinuncia a formare governo. Incarico a Gantz
Sono tre i casi che vedrebbero Netanyahu coinvolto in vicende di corruzione e frode. Nel primo, considerato il più grave e per cui Netanyahu è accusato di corruzione, il primo ministro israeliano avrebbe favorito l’azionista di maggioranza di Bezeq, la più grande società di telecomunicazioni di Israele, in cambio di una copertura mediatica favorevole su Walla news, un popolare sito di news israeliano legato a Bezeq. Nel secondo caso l’accusa è di frode e abuso di fiducia. Il primo ministro e la sua famiglia sono sospettati di aver ricevuto doni di lusso da persone facoltose, tra cui il produttore cinematografico israeliano Arnon Milchan, in cambio di favori politici. Nel terzo il premier è accusato di aver ricercato un accordo con l’editore del quotidiano Yedioth Ahronoth per avere una copertura mediatica positiva in cambio di una legge che avrebbe limitato il giornale concorrente Israel Hayom.
Netanyahu ha 70 anni ed è primo ministro israeliano da più di dieci anni: negli ultimi tempi ha governato il paese con l’appoggio di una coalizione di destra nazionalista e religiosa e selezionato accuratamente la classe dirigente del suo partito, il Likud, che sin dall’inizio dei suoi problemi con la giustizia lo ha difeso in maniera compatta. Dopo la notizia dell’incriminazione, Netanyahu ha definito le accuse un «tentato colpo di stato»: «Io ho molto rispetto per la magistratura – ha detto – ma bisogna essere ciechi per non vedere che lì succede qualcosa di non buono». Netanyahu ha poi evidenziato che la decisione è stata resa nota in un «momento politico delicato di Israele» e questo a suo avviso dimostra «quanto questo processo sia influenzato da ingerenze esterne».