«Mi dicono che Atlantia non abbia confermato la manifestazione d’interesse che aveva preannunciato: ne dobbiamo prendere atto», ha affermato il premier Giuseppe Conte. L’epilogo era nell’aria e sembra considerato definitivo nei palazzi di governo. Altantia, la holding dei Benetton che controlla Autostrade, è fuori dal salvataggio di Alitalia. Ed è il risultato della rottura nella trattativa parallela sulla concessione aperta dopo il disastro del Morandi di agosto 2018. Adesso ci sono solo due possibilità per Alitalia: o una nuova proroga delle trattative con Ferrovie dello Stato o l’avvio della procedura di liquidazione. Di certo non sarà presentata un’offerta, perché le Fs solo con il Mef e Delta Airlines non hanno la possibilità di fare un’offerta, essendo venuto meno il potenziale quarto socio che avrebbe dovuto iniettare tra i 350 e i 375 milioni di euro capitale nella newco, cioè la società che avrebbe dovuto rilevare le attività della compagnia di bandiera.
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Che la vicenda del rilancio della compagnia aerea fosse collegato alla revoca o meno delle concessioni autostradali era stato messo nero su bianco dalla stessa Atlantia nella lettera inviata al ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, in cui il gruppo scriveva che «il permanere di una situazione di incertezza su Autostrade o ancor più l’avvio di un provvedimento di caducazione, non consentirebbero di impegnarsi in un’operazione onerosa e ad alto rischio» come il rilancio di Alitalia.
Patuanelli, intanto, aspetta la lettera dei commissari per poi prendere una decisione sulla base della relazione. Del “costituendo consorzio”, quindi, restano Fs, capocordata, e Delta che ha presentato l’offerta (100 milioni per il 10% della newco). Anche Lufthansa è interessata e pronta a offrire più della rivale americana ma vorrebbe entrare in una nuova Alitalia profondamente ristrutturata. E ci potrebbe anche essere un ritorno di Air France. L’esecutivo deve decidere insieme a Ferrovie dello Stato, capofila del progetto di salvataggio scesa in campo con un’offerta il 31 ottobre 2018, quale sarà la prossima mossa. Dopo sette proroghe del termine per l’offerta finale e vincolante e lo stanziamento di ulteriori 400 milioni di aiuti pubblici alla compagnia l’ipotesi di concedere un’altra proroga alle trattative assomiglierebbe più ad una mossa per guadagnare tempo.