Il premier maltese Joseph Muscat ha annunciato la sua intenzione di dimettersi a gennaio. La decisione è arrivata dopo le crescenti pressioni dell’opinione pubblica per lo scandalo che sta scuotendo il governo sul caso dell’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia. «È quello di cui ha bisogno il Paese», in un discorso in tv Muscat ha spiegato che lascerà l’incarico quando il partito laburista avrà scelto un nuovo leader, in un processo che si avvierà il 12 gennaio.
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L’annuncio arriva poco dopo che il partito laburista maltese aveva confermato il proprio sostegno unanime e «la piena fiducia» al primo ministro Joseph Muscat. Ma la piazza non era d’accordo. Con gli slogan «assassini», «mafia», «giustizia», «Daphne vive ancora», migliaia di persone sono scese in piazza a La Valletta per chiedere le immediate dimissioni del governo guidato da Muscat, che non sembra voler lasciare la carica almeno fino al 12 gennaio.
«Ho promesso giustizia nel caso di Daphne Caruana Galizia. Ho mantenuto la mia parola, abbiamo tre persone accusate del suo omicidio e anche la presunta mente incriminata», dice Muscat aggiungendo di aver sempre preso «decisioni nell’interesse del bene comune». E assicurando che «nessuno è al di sopra della legge». Una giornalista «è stata uccisa nel modo più crudele. Gli eventi degli ultimi giorni sono stati straordinari. La rabbia è giustificata e non può mai esserci giustificazione per questo crimine», ha detto Muscat, sottolineando però che «la violenza e il disordine con la scusa di una protesta non sono accettabili».
Le richieste di dimissioni si sono moltiplicate in seguito all’incriminazione formale aperta nei confronti Yorgen Fenech, uno degli uomini più ricchi di Malta e vicino ai membri del governo, per complicità nell’omicidio di Daphne Caruana Galizia nel 2017. Da parte sua Fenech respinge ogni accusa e chiama in causa l’ormai ex capo di gabinetto del primo ministro maltese, Keith Schembri, trasformando il caso Caruana in una crisi politica per il governo guidato da Muscat.