Per la parità tra uomini e donne la strada è ancora lunga. Ci vorranno un centinaio di anni (per precisione 99,5) secondo il ‘Global Gender Gap Report 2020’ pubblicato annualmente dal World Economic Forum. Per la parità a livello di accesso alla partecipazione economica addirittura 257 anni .In questa classifica l’Italia riesce a perdere posizioni rispetto allo scorso anno. Dall’82esimo posto del 2017 era risalita al 70esimo nel 2018 ed è tornata a scendere quest’anno al 76esimo su 153 Paesi.
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A penalizzarci, neanche a dirlo, è l’occupazione femminile e la scarsa possibilità che le donne hanno di partecipare all’economia del Paese. In Italia lavora ancora meno di una donna su due. Il divario fra il tasso di occupazione delle donne e quello degli uomini è del 18,9%. In Europa siamo penultimi davanti a Malta. Ad aggravare questa situazione c’è la maternità. Il tasso di occupazione delle madri tra 25 e 54 anni che si occupano di figli piccoli o parenti non autosufficienti è del 57%, nelle stesse condizioni i padri hanno un lavoro in quasi il 90% dei casi. A fare la differenza è anche il titolo di studio: per le laureate il tasso di occupazione è dell’80% (seppur ancora con differenze salariali del 20% almeno), secondo l’Istat, scende al 34% per chi ha la terza media.
Sull’Italia pesa anche la differenza salariale fra uomini e donne a parità di livello e di mansioni. Nel 2019 il calo dall’8,8% al 7,4% non ha portato l’Italia fra i Paesi più virtuosi in Europa. E più le donne studiano, più aumenta il divario: se un laureato uomo guadagna il 32,6% in più di un diplomato, una laureata guadagna solo il 14,3% in più. Non solo. Le donne faticano a fare carriera e la percentuale di donne fra professionisti e manager non ci agevola a scalare di qualche posizione la classifica. Sul fronte dell’educazione l’Italia sembra essere ben posizionata, con un ranking 55 su 149 Paesi, stessa cosa si dica sul fronte della politica, anche se siamo scesi da 38 a 44esimo Paese. Insomma a conti fatti c’è ancora molto da fare, soprattutto se ci confrontiamo con Paesi europei.
A guidare la classifica è il Nord Europa compresa la Finlandia che solo qualche giorno fa ha eletto la trentenne Sanna Marin. A guidare la classifica del World Economic Forum è l’Islanda, seguita da Norvegia, Finlandia e Svezia. Al quinto posto si trova il Nicaragua, seguito da Nuova Zelanda, Irlanda, Rwanda e Germania. Tra gli europei è proprio la Germania il primo paese, con la Francia al quindicesimo posto. Mentre la Spagna scala ben 21 posizioni, collocandosi per la prima volta nella top 10.