La sessantaquattresima firma, quella decisiva, è di Francesco Giacobbe, esponente del Pd eletto in Australia. È stato raggiunto il quorum dei senatori (un quinto del totale) necessario ad avviare il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari. Eppure solo a inizio ottobre la Camera aveva votato quasi all’unanimità per ridurre i membri di Montecitorio e Palazzo Madama: a favore si schierarono tutti nella maggioranza (M5s, Pd, Iv e Leu), ma pure Lega, Fi e Fdi. Spente le telecamere sulle Aule, sono iniziate le manovre per bloccare la riforma: la legge doveva entrare in vigore all’inizio del 2020 mentre ora partirà l’iter per indire il referendum confermativo. Primo passo, l’esame da parte della Cassazione.
Il dimezzamento di deputati e senatori era stato approvato in via definitiva l’8 ottobre scorso alla Camera: avevano votato a favore M5S (per cui la lotta alla «casta» è un cavallo di battaglia), Pd, Italia Viva, Lei, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia. Il nuovo assetto prevedeva il calo da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. Il taglio, promosso dai pentastellati, ha superato quattro esami del parlamento: l’ultima era stata una delle condizioni del M5s con i dem. Ma trattandosi di una modifica della Costituzione , la riforma poteva essere sottoposta a un ulteriore esame da parte dell’elettorato. Tra le strade percorribili anche la richiesta di un referendum da parte di un quinto degli appartenenti a una delle due Camere. Ora tutto torna in discussione e, se Cassazione e Corte Costituzionale daranno il via libera, si terrà una consultazione popolare.
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La richiesta è stata sottoscritta anche da senatori che avevano votato entusiasticamente per il taglio, di tutti gli schieramenti. Tra gli ultimi ad aggiungersi i parlamentari di Forza Italia Maurizio Gasparri e Lucio Malan. Anche Matteo Salvini ha dato la sua benedizione: «Sono d’accordo sui referendum in generale, ho votato quella riforma e quando i cittadini confermano o smentiscono una riforma approvata dal Parlamento secondo me è sempre la scelta migliore». Proprio il segretario leghista fece cadere il governo gialloverde alla vigilia dell’ultimo voto sul taglio e fu accusato di voler salvare le poltrone ai suoi. «È una buona notizia- ha dichiarato uno dei promotori, Tommaso Nannicini – perché l’ultima parola spetterà ai cittadini e potremo finalmente aprire una discussione pubblica sul tema. Sul piano politico i mesi in più che abbiamo davanti saranno utili per capire se arriveranno una buona legge elettorale e quei correttivi costituzionali che la maggioranza si è impegnata a introdurre. Dobbiamo semplicemente dare un senso a un taglio lineare della rappresentanza politica che al momento un senso non ce l’ha. E sarà anche uno stimolo positivo perché la maggioranza possa rafforzare la propria coesione nel 2020 rilanciando un programma di legislatura».