Come la manovra e il decreto fiscale, anche il Milleproroghe, ultima tessera del pacchetto Bilancio, è diventato terreno di battaglia in maggioranza. La norma più discussa riguarda le concessioni autostradali e mette nero su bianco che in «caso di revoca, decadenza o risoluzione di concessioni di strade o autostrade, in attesa di individuare un nuovo concessionario, la gestione può passare all’Anas». L’articolo è stato varato senza il voto di Italia Viva, che ha fatto mettere a verbale il proprio dissenso: «Se il tema è revocare la concessione di Autostrade per la vicenda del ponte Morandi – ha commentato il deputato renziano Luciano Nobili – se ne discuta con la maggioranza e poi si porti la questione in Parlamento».
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La norma inserita nel decreto Milleproroghe apre alla strada alla revoca della concessione di Aspi per inadempimento grave del gestore, se la magistratura dovesse dimostrare la colpa del concessionario per il crollo del viadotto Morandi a Genova dell’agosto 2018. «Roba da azzeccagarbugli di provincia», la definisce Matteo Renzi. E in una lunga intervista a Repubblica dice: «Se qualcuno vuole revocare la concessione ad Autostrade per la vicenda del ponte Morandi si presenti in Parlamento con un disegno di legge. Il Parlamento è sovrano: si discuterà e la maggioranza deciderà». L’ex premier contesta l’inserimento di quelle leggi nel decreto approvato ieri “salvo intese”. «Utilizzare il Milleproroghe aprendo un potenziale caos normativo e facendo crollare la fiducia degli investitori esteri sull’Italia è roba da azzeccagarbugli di provincia. Torniamo all’Abc: nel milleproroghe ci vanno le proroghe, non le brillanti intuizioni di qualche demagogo».
Il Movimento 5 Stelle rivendica che quell’articolo «pone le basi per la revoca delle concessioni»: «Avanti così, servono risposte per i familiari delle vittime del ponte Morandi». Ma Nicola Zingaretti, alleato di governo, la pensa diversamente: «Non credo sia un primo passo verso la revoca -spiega – è un atto che rende più forte la dimensione pubblica nei confronti dei concessionari». Concessionari che, sottolinea Zingaretti, «sono diversi e non uno solo». «Non vanno fatti giudizi sommari o colpi di mano o pregiudizi verso chi gestisce le autostrade – continua Zingaretti – non solo la più famosa di cui sempre si parla. Siamo contro qualsiasi persecuzione, ma uno Stato più forte non è uno scandalo. In ogni caso “una revoca sarebbe talmente traumatica che ci dovrebbero essere motivi talmente evidenti da dover essere tutti d’accordo».