Il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti ha dato le dimissioni con una lettera al premier Conte. Lo confermano fonti di Palazzo Chigi. La decisione sarebbe legata all’approvazione della Manovra, con il mancato stanziamento dei fondi attesi per l’Istruzione. Non si tratta di un fulmine a ciel sereno: negli ultimi giorni si erano rincorse ripetute voci su un possibile abbandono di Fioramonti.
Ha spiegato le motivazioni della sua decisione in un lungo post su Facebook: «Ho inviato al presidente del Consiglio la lettera formale con cui rassegno le dimissioni da ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Per cortesia istituzionale, ho atteso nel rendere pubblica la notizia e mi sono messo a completa disposizione per garantire una transizione efficace al vertice del ministero, nei tempi opportuni per assicurare continuità operativa. Prima di prendere questa decisione, ho atteso il voto definitivo sulla Legge di Bilancio, in modo da non porre questo carico sulle spalle del Parlamento in un momento così delicato. Le ragioni sono da tempo e a tutti ben note: ho accettato il mio incarico con l’unico fine di invertire in modo radicale la tendenza che da decenni mette la scuola, la formazione superiore e la ricerca italiana in condizioni di forte sofferenza. Mi sono impegnato per rimettere l’istruzione – fondamentale per la sopravvivenza e per il futuro di ogni società – al centro del dibattito pubblico, sottolineando in ogni occasione quanto, senza adeguate risorse, fosse impossibile anche solo tamponare le emergenze che affliggono la scuola e l’università pubblica».
E ancora: «Le dimissioni sono una scelta individuale, eppure vorrei che – sgomberato il campo dalla mia persona – non si perdesse l’occasione per riflettere sull’importanza della funzione che riconsegno nelle mani del Governo. Un Governo che può fare ancora molto e bene per il Paese se riuscirà a trovare il coraggio di cui abbiamo bisogno. Il tema non è mai stato “accontentare” le mie richieste, ma decidere che Paese vogliamo diventare, perché è nella scuola – su questo non vi è alcun dubbio – che si crea quello che saremo. Lo sapeva bene Piero Calamandrei quando scriveva che “se si vuole che la democrazia prima si faccia e poi si mantenga e si perfezioni, si può dire che la scuola a lungo andare è più importante del Parlamento, della Magistratura, della Corte Costituzionale”. Alle persone con cui ho lavorato, dentro e fuori dal Ministero, dalla viceministra e sottosegretari ai tanti docenti, sindacati, imprese e fino all’ultimo dei dipendenti, va tutto il mio ringraziamento per avermi accompagnato in questo percorso».
Già il 15 dicembre il ministro, esponente del M5s, aveva manifestato apertamente il suo malcontento: «La scuola in questo Paese avrebbe bisogno di 24 miliardi. I 3 miliardi che io ho individuato, non sono la sufficienza» ma rappresentano «la linea di galleggiamento». Tredici giorni dopo quella affermazione, e 48 ore dopo la definitiva approvazione della legge di Bilancio con voto di fiducia, Fioramonti ha tirato le sue conclusioni.
Fioramonti andrebbe a costituire un gruppo alla Camera a sostegno del premier Giuseppe Conte. Si sono fatti i nomi di alcuni deputati che potrebbero seguirlo, tra cui Nunzio Angiola e Gianluca Rospi, come riporta La Repubblica, ma anche l’ex M5s Andrea Cecconi. Insomma, si moltiplicano le voci su possibili gruppi contiani nei due rami del Parlamento. Per la successione al ministero dell’Istruzione il nome in pole positione è quello di Nicola Morra, attuale presidente della Commissione parlamentare antimafia.