«Sono stato espulso dal nulla… c’era una volta il 33%, ora…». Con queste poche parole, scritte a mano su un foglio di carta e pubblicate sui social, l’ormai ex senatore del Movimento 5 Stelle Gianluigi Paragone ha commentato l’espulsione decisa dal collegio dei Probiviri del M5s, composto da Raffaella Andreola, Jacopo Berti e dalla ministra Fabiana Dadone. La decisione viene motivata anche con il voto espresso in difformità dal gruppo parlamentare sulla legge di bilancio.
Da tempo il senatore ex M5s non risparmiava critiche ai vertici e ai colleghi e sulla legge di Bilancio ha votato contro. Ma l’espulsione di Paragone suona anche come un avvertimento per gli altri dissidenti: i vertici, con Luigi Di Maio in testa, sono passati al contrattacco e, come già era accaduto nei mesi scorsi, non hanno alcuna remora a lasciare su malpancisti e fuoriusciti la responsabilità della tenuta della maggioranza.
LEGGI ANCHE: M5s, solo il 12% dei parlamentari in regola con le rendicontazioni
Con questa espulsione si assottigliano dunque i numeri del Movimento 5 Stelle al Senato. Solo il mese scorso tre senatori Ugo Grassi, Francesco Urraro e Stefano Lucidi sono passati alla Lega. E esattamente un anno fa venivano espulsi i senatori Gregorio De Falco e Saverio De Bonis per «reiterate violazioni dello statuto» mentre a giugno era stata espulsa la senatrice Paola Nugnes. A settembre la senatrice del M5s Gelsomina Vono aveva aderito al gruppo Italia Viva mentre a novembre del 2019 la senatrice Elena Fattori era passato al gruppo Misto. La situazione a Palazzo Madama è quindi sempre più precaria e nelle prossime settimane non si escludono altri addii nelle file del M5s.
Chissà se la controffensiva dei vertici non freni il progetto di nuovo gruppo che Fioramonti ha in mente. Con lui ci sarebbe un gruppo di deputati M5s e qualche ex. Ma per avere un gruppo servono almeno 20 deputati. Possibile quindi che si componga, almeno inizialmente, una componente nel misto. Di Maio, nel frattempo, annuncia che presto verranno nominati i facilitatori regionali e punta sugli Stati generali di marzo, che nei piani del leader dovrebbe registrare una sorta di nuovo inizio del M5s. «Nel 2020 saremo determinanti e per esserlo dobbiamo essere più strutturati e compatti», afferma ancora Di Maio rivendicando i «40 provvedimenti approvati grazie al M5S».