L’anno è appena cominciato e dal rapporto di Programmazione dei controlli e delle analisi della Corte dei Conti arriva già il primo messaggio di allerta per le finanze pubbliche. Il 2020, come gli anni precedenti, «si preannuncia impegnativo per il governo dei conti pubblici. La situazione economica è caratterizzata dalle crescenti incertezze che pesano sul quadro macroeconomico internazionale» e le prospettive dell’economia italiana, «già largamente al di sotto della media europea, ne risentono ulteriormente». In un quadro di crescita incerta, si legge nel documento, «la condizione dei conti del nostro Paese appare fragile ed esposta a rischi nel breve e nel medio termine».
Guardando alla situazione economica attuale, la Corte evidenzia che «le difficoltà interessano ampi comparti della domanda, in particolare le componenti interne». A rallentare sono cioè i consumi delle famiglie, nonostante l’andamento ancora positivo del mercato del lavoro e il benefico effetto che la bassa inflazione esercita sul reddito disponibile. Inoltre gli investimenti, «pur mostrando una maggiore vivacità, non sembrano nel complesso in condizione di dare un impulso adeguato all’esigenza sempre più vitale di aumentare lo stock di capitale della nostra economia».
Il tutto, rileva il report, si riflette «in misura rilevante», secondo i magistrati contabili, anche sugli equilibri della finanza pubblica. «La condizione dei conti del nostro Paese, infatti, pur in un contesto di tassi di interesse assai più favorevole di quello prefigurato nel Def dello scorso aprile, appare fragile ed esposta a rischi, nel breve come nel medio termine», viene sottolineato nell’indagine.
Molto affidamento per la correzione dei conti viene ancora riposto nelle clausole di salvaguardia, ancora attive per oltre 20 miliardi nel 2021 e senza le quali il deficit si avvicinerà pericolosamente alla soglia del 3%. Ma attenzione va posta anche al debito. Il governo ne prospetta una progressiva riduzione nel triennio 2020-22. Tuttavia, le traiettorie del rapporto debito/Pil non rispettano la regola del debito prevista dalle norme europee «in nessuna delle configurazioni, anche nel più favorevole criterio forward looking». «Il mancato conseguimento dei pur modesti obiettivi di crescita – insiste ancora la Corte dei Conti – potrebbe incidere sulla tenuta dei conti pubblici e compromettere il programma di riduzione del debito pubblico che continua a rappresentare un elemento cardine nella sostenibilità del sistema».