Nel 2019 i comuni sciolti per mafia sono stati 21: 8 in Calabria, 7 in Sicilia, 3 in Puglia, 2 in Campania e 1 in Basilicata. Si tratta, in base alle rilevazioni effettuate da Avviso Pubblico, rete di Enti locali e Regioni contro le mafie, del numero più alto di scioglimenti negli ultimi 29 anni, considerando anche le proroghe di precedenti scioglimenti.
Dal 1991, anno di entrata in vigore della legge che disciplina tale istituto, è la settima volta che viene superata la soglia dei 20 scioglimenti. I dati di Avviso Pubblico dicono che nel complesso sono stati emanati 545 decreti ex art. 143 del testo unico sugli enti locali, dei quali 205 di proroga; su 340 decreti di scioglimento, 23 sono stati annullati dai giudici amministrativi.
Le amministrazioni commissariate nel 2019 in Calabria sono quelle di Careri, nel Reggino e già sciolta una prima volta nel 2012; Sinopoli, già sciolto nel 1997; Africo, che era già stata colpita dal provvedimento nel 2019, e sempre in provincia di Reggio Calabria altri tre Comuni: San Giorgio Morgeto, Palizzi e Stilo. Inoltre, sono stati colpiti dal decreto l’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria e quella di Catanzaro.
In Sicilia sono stati sciolti per mafia i Comuni di Pachino (Siracusa), San Cataldo (Caltanissetta), Mistretta (Messina), San Cipirello (Palermo), Torretta (nel Palermitano), Misterbianco (Catania; già tra i primi enti sciolti nel 1991) e Mezzojuso, sempre nel circondario del capoluogo siciliano. In Puglia, invece, è toccato ai comuni foggiani di Cerignola e Manfredonia, oltre a Carmiano, in provincia di Lecce.
Arzano, nel Napoletano, è stato sciolto per la terza volta dopo il 2008 e il 2015, mentre Orta di Atella è al secondo scioglimento dopo quello del 2008. È stato colpito dal provvedimento anche il comune di Scanzano Jonico, in provincia di Matera.