Serraj diserta il vertice di Roma. A Palazzo Chigi non vogliono sentir parlare di occasione persa e rivendicano addirittura un «mezzo risultato». Ma sono gli stessi diplomatici, alla Farnesina così come in Libia, a parlare di «errore madornale», di «pasticcio che ci costerà caro». Ma riavvolgiamo il nastro: dopo le violenze degli ultimi giorni che hanno causato trenta morti nel solo attacco alla caserma dei cadetti di Tripoli il governo italiano si era attivato nel tentativo di mediare con una certa goffaggine diplomatica tra le richieste del governo di Fayez al Serraj, l’unico riconosciuto come legittimo dall’Onu, e quello del generale Khalifa Haftar.
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Ma di sicuro più di qualcosa non ha funzionato se all’ultimo minuto il capo del governo legittimo della Libia, Fayez al Sarraj, ha annullato l’incontro con Conte e da Bruxelles è tornato direttamente a Tripoli, per ragioni ancora poco chiare. Sulle ragioni del “pasticcio” stanno circolando diverse versioni. La Repubblica scrive che «mentre alla Farnesina risulta che Serraj si sia indispettito perché non avvertito della visita di Haftar, a Palazzo Chigi si spiega il caso con il timore del premier libico di incrociare l’avversario», fra l’altro in un momento molto delicato di nuovi scontri e violenze. La Stampa ipotizza invece un «errore di protocollo» che avrebbe compiuto il governo italiano e che avrebbe infastidito Serraj: cioè quello di ricevere prima Haftar, e solo in seguito il leader riconosciuto dall’Onu, cioè Serraj.
La versione ufficiale di Palazzo Chigi dell’incomprensione con Fayez al Sarraj si aggrappa ad una presunta fake news. I media libici avrebbero rilanciato a metà pomeriggio l’intenzione infondata del presidente del Consiglio Conte di fare incontrare i due avversari. Eppure di fronte alle accuse delle opposizioni di aver fatto crollare la credibilità dell’Italia compiendo un autentico pasticcio, il premier Conte vede il bicchiere mezzo pieno: «Siamo comunque riusciti a incontrare uno dei protagonisti della guerra in Libia – rivendica in queste ore il premier -. E nonostante l’incomprensione con al Sarraj abbiamo raggiunto un primo risultato».