Per combattere il cambiamento climatico l’Unione europea vuole raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, ovvero arrivare a un equilibrio tra le emissioni di CO2 e l’assorbimento di carbonio. Si tratta di una necessità per riuscire a contenere l’innalzamento del riscaldamento globale entro la soglia di 1,5° dai livelli pre-industriali. Prima tappa fondamentale è il 2030: l’obiettivo primario dell’Ue è di ridurre le emissioni dei gas serra del 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Per affiancare il progetto politico l’Ue ha lanciato il Green Deal stanziando circa mille miliardi di euro.
Today we will announce the European Green Deal Investment Plan and the Just Transition Mechanism.
They will pave the way for Europe becoming the first climate-neutral continent while ensuring that no one is left behind in this transition. 💚
Stay tuned. #EUGreenDeal pic.twitter.com/jci5gJAB3Z— European Commission 🇪🇺 (@EU_Commission) January 14, 2020
A Strasburgo la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha presentato il primo tassello del Piano verde: il nuovo Fondo per una transizione equa (Just Transition Fund) da 7,5 miliardi per il periodo 2021-2027 e il Piano di investimenti per un’Europa sostenibile che punta a mobilitare attraverso il Just Transition Mechanism 100 miliardi nello stesso arco di tempo (complessivamente mille miliardi in dieci anni). La Commissione ha stimato che per raggiungere i target climatici energetici al 2030 serviranno 260 miliardi all’anno di investimenti aggiuntivi.
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«Una Europa verde non vedrà la luce dall’oggi al domani – ha detto dinanzi al Parlamento europeo a Strasburgo il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis –. Inserire la sostenibilità al centro del modo in cui investiamo richiede un cambio di mentalità. Stiamo compiendo un importante passo per raggiungere questo obiettivo». Il fondo è progettato per convincere i Paesi dipendenti dal carbone come la Polonia a spstenere la transizione verso un’economia verde aiutandoli a superare i costi finanziari e sociali necessari ad allontanarsi dai combustibili fossili. Ma possono accedere tutti i Paesi Ue.
La distribuzione del denaro tra i paesi membri si baserà su alcuni criteri: tra questi, la presenza di emissioni nocive, l’occupazione nei settori del carbone e della lignite, la produzione di torba. In questa casistica potrebbero rientrare, dunque, anche gli interventi sull’ex Ilva a cui sta lavorando il governo italiano. Ma non solo, nelle regioni che avranno piani di transizione territoriale approvati saranno permessi aiuti di Stato quando sono «a sostegno dello sviluppo industriale di tecnologie che supportano il green deal». Le regioni che rientrano nei criteri per accedere al Fondo per una transizione equa, come riporta Il Corriere della Sera, in base ai parametri individuati potrebbero essere Puglia, Sardegna, Piemonte e Lombardia. Quanto alle regioni italiane con il maggior numero di addetti in attività legate al carbone ci sono Puglia e Sardegna. Il Piemonte è interessato a un processo di riconversione industriale e i livelli di inquinamento della Lombardia sono ben al di sopra della media europea.
Interpellato dalla stampa sulla possibilità di utilizzare il denaro per risanare l’impresa siderurgica Ilva, il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni ha detto che il meccanismo comunitario «può riguardare l’Ilva e la Puglia, e in particolare la zona di Taranto, tipica manifestazione di regione in transizione verso una industria meno intensiva da un punto di vista energetico. Ciò non vuol dire però che il problema dell’ex Ilva verrà risolto dal Just Transition Fund».