Il taser entrerà ufficialmente nel corredo delle forze dell’ordine. Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto di due articoli che va a modificare il regolamento che disciplina l’impiego della pistola a impulsi elettrici. Il prossimo passo è superare il vaglio del Consiglio di Stato, per poi tornare in Cdm per l’approvazione definitiva.
La sperimentazione aveva preso il via nel settembre 2018 in dodici città italiane, così come previsto da un decreto firmato il 4 luglio dall’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Da Milano a Palermo, il periodo di addestramento e di prova di 70 agenti, concluso a giugno 2019, ha dato esito positivo, perciò si è passati alla fase successiva. Il suo uso dovrà sempre avvenire «nel rispetto delle necessarie cautele per la salute e l’incolumità pubblica» e secondo «principi di precauzione» condivisi con il ministero della Salute.
Il taser (acronimo di Thomas A. Swift’s Electronic Rifle) è una pistola che “spara” scariche elettriche per immobilizzare i malintenzionati. Le linee guida per l’utilizzo, predisposte dal Dipartimento della Pubblica sicurezza, affermano chiaramente che la distanza consigliata per un tiro efficace è dai 3 ai 7 metri. La pistola elettrica spara due “dardi” che restano collegati all’arma da due fili conduttori, e va «mostrata senza essere impugnata, per far desistere il soggetto dalla condotta in atto». Solo se il tentativo fallisce si spara il colpo, ma occorre «considerare per quanto possibile il contesto dell’intervento e i rischi associati con la caduta della persona» dopo essere stata colpita.