Sia il premier di Tripoli Fayez Sarraj che il generale Khalifa Haftar, i due leader rivali in Libia, dovrebbero arrivare a Berlino per partecipare alla Conferenza organizzata dall’Onu. Ma Haftar a sorpresa ha ordinato una mosssa che potrebbe mettere a rischio il successo del summit: la Compagnia petrolifera nazionale libica (Noc) ha dichiarato lo stato di «forza maggiore» e quindi la chiusura dei terminal petroliferi del golfo della Sirte. Lo riferisce la Noc precisando che il Comando generale di Khalifa Haftar ha dato istruzioni per «fermare le esportazioni di petrolio» da cinque porti nella “mezzaluna petrolifera” dell’Est che è sotto il suo controllo.
LEGGI ANCHE: C’è ancora spazio per la tregua in Libia: Haftar parteciperà alla Conferenza di Berlino
Ma il portavoce militare di Haftar, il generale Ahmed Al-Mismari, sostiene che «la chiusura dei giacimenti e dei terminal petroliferi è una decisione puramente popolare. Sono stati i cittadini a decidere»». In una conferenza stampa nella notte, Mismari ha sostenuto che le forze militari pro-Haftar «non interverranno se non per proteggere le persone nel caso in cui si trovassero ad affrontare un pericolo». Come dire: non siamo stati noi militari, è stato il popolo a bloccare i pozzi. E senza petrolio il bilancio di Tripoli, i mezzi per mandare avanti la città ma anche se necessario per continuare la guerra, finiranno molto presto. Nonostante le illusioni di Berlino, quindi, la guerra potrebbe continuare in maniera diversa.
La missione Onu in Libia esprime «profonda preoccupazione per gli attuali sforzi per interrompere o compromettere la produzione di petrolio» nel Paese. «Questa mossa avrebbe conseguenze devastanti prima di tutto per il popolo libico che dipende dal libero flusso di petrolio – si legge in un comunicato dell’Unsmil – e avrebbe effetti terribili per la situazione economica e finanziaria già deteriorata del Paese». L’Unsmil reitera «l’importanza di preservare l’integrità e la neutralità della National Oil Corporation».