È il giorno della conferenza a internazionale sulla crisi libica a Berlino. La priorità è arrivare a un cessate il fuoco duraturo dopo la tregua temporanea in vigore a Tripoli da domenica 12 gennaio grazie all’appello lanciato da Russia e Turchia. Ma la strada per cercare di risolvere un conflitto che va avanti dal 2014 è ancora in salita: Fayez al Sarraj, il primo ministro del governo appoggiato dall’Onu chiede l’istituzione di una “forza internazionale di protezione”, non prevista nella bozza dell’accordo; il generale Haftar a capo dell’Esercito nazionale libico, alla vigilia del summit, ha ordinato la chiusura dei terminal di greggio in tutta la mezzaluna petrolifera dell’Est.
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Si discuterà un documento messo a punto dalle Nazioni Unite in cui i paesi partecipanti al conflitto si impegnano ad astenersi da interferenze economiche e militari, e firmare una tregua duratura. I paesi dovrebbero anche accettare di rispettare l’embargo dell’Onu sulla spedizione e vendita di armi, fin qui ripetutamente violato, e riprendere i colloqui a Ginevra a fine mese. Nella bozza di accordo, secondo quanto anticipato da Al Arabiya, è stato inserito anche un punto che prevede lo stop degli attacchi agli impianti di petrolio dopo la decisione del generale Khalifa Haftar di chiudere i porti dimezzando la produzione di greggio (pari a circa 1,3 milioni di barili al giorno).
Sono presenti i due principali contendenti nel conflitto: Fayez al Sarraj, il primo ministro del governo appoggiato dall’Onu con sede a Tripoli, e il generale Khalifa Haftar. Era dal 2018 che Serraj e Haftar non partecipavano a un incontro di questo tipo. Al quotidiano tedesco Welt am Sonntag, intanto, il capo del governo di Tripoli Fayez al Sarraj si è detto fortemente deluso dal comportamento dell’Europa tenuto finora sulla crisi libica. «L’Europa deve fare autocritica. Gli europei sono arrivati troppo tardi – ha detto il leader libico – Ci saremmo aspettati che la Ue si schierasse in modo chiaro contro l’offensiva di Khalifa Haftar, e che aiutasse a risolvere la crisi attuale. L’Europa purtroppo ha avuto finora un ruolo molto modesto – ha aggiunto – Anche se alcuni Paesi hanno un rapporto speciale con la Libia e sono nostri vicini con molti interessi in comune».
A fare gli onori di casa, la cancelliera Angela Merkel, coadiuvata dal ministro degli Affari esteri della Germania, Heiko Maas. Altro protagonista di peso è il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che sostiene l’amministrazione appoggiata dalle Nazioni Unite a Tripoli guidata da Fayez al Sarraj. «Le speranze che rifioriscono con il cessate il fuoco e il vertice di Berlino non dovrebbero essere sacrificate alle ambizioni dei mercanti di sangue e caos», ha detto Erdogan. La conferenza di Berlino, ha aggiunto, «è una tappa importante» per rafforzare la tregua. Per gli Stati Uniti presente il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, accompagnato dal consigliere per la Sicurezza nazionale Robert O’Brien. La presenza del capo della diplomazia statunitense potrebbe significare che gli ultimi sviluppi della crisi libica, che hanno visto un importante rafforzamento dell’alleanza d’interessi tra Russia e Turchia, e ad una loro possibile espansione nel Mediterraneo centrale, hanno infine catturato l’attenzione di Washington dopo mesi di disinteresse. Per l’Italia ci sono il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio. Presente anche il presidente russo Vladimir Putin, il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro britannico Boris Johnson, e i rappresentanti di Algeria, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, della Lega araba e dell’Unione africana. L’Unione europea è presente con la presidente della Commissione ue, Ursula von der Leyen.