Un processo penale intero in soli 4 anni, ed entro due anni quando la riforma andrà a regime, addirittura in 3 anni. Per ora un anno in primo grado, due in appello e uno in Cassazione. E poi, tra due anni, un solo anno per ogni grado di giudizio. Quindi 3 anni. È questa la proposta di riforma del processo penale che il ministro Alfonso Bonafede ha presentato al vertice tra i partiti di maggioranza sulla giustizia a Palazzo Chigi. Una vera rivoluzione dei tempi che dovrebbe spegnere le polemiche sull’entrata in vigore della prescrizione dopo il primo grado.
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La prescrizione sarà bloccata dopo il primo grado ma solo in caso di condanna, con possibilità di riprenderne il corso se l’imputato è assolto successivamente. La prescrizione resta bloccata per due anni quando viene impugnata la sentenza di proscioglimento. Ma con possibilità di proroga di atri due anni. Nella bozza del disegno di legge sulla riforma del processo penale viene appunto recepito il “lodo Conte”: «La sospensione del corso della prescrizione ai sensi dell’articolo 159, comma 2, del codice penale sia limitata alla sentenza di condanna e al decreto di condanna». La prescrizione invece si sospende «per un tempo non superiore a due anni dopo l’impugnazione della sentenza di proscioglimento e, in caso di condanna, comunque riprende quando la sentenza del grado successivo abbia prosciolto l’imputato».
La riforma del processo penale si articola in 35 articoli per garantire tempi brevi, tra cui scadenze più strette per le indagini preliminari, un più ampio ricorso a riti alternativi, giudici monocratici anche in appello. Sarà di un anno al massimo la durata del primo grado ma non per i reati più gravi (vedi mafia o terrorismo dove non ci sarà limite), due anni in appello e uno per la Cassazione. Solo il Csm, in base al carico di lavoro dei vari uffici giudiziari e tenuto conto di personale e processi pendenti potrà variare queste tempistiche. Previste inoltre sanzioni per i giudici che “rallenteranno” gli iter. Potranno subire anche inchieste disciplinari.
L’appello diventa più difficile. L’avvocato difensore potrà presentare appello solo se il suo cliente ha disposto uno specifico mandato dopo la condanna. Nel processo d’appello non sarà più obbligatorio riascoltare i testimoni già presenti in primo grado. Se l’appello non viene convocato entro due anni, il collegio difensivo può fare domanda per la fissazione immediata dell’udienza.
Cambia anche il Consiglio Superiore della Magistratura che potrebbe essere composto da 30 membri: 20 i togati (rispetto ai 16 attuali) e 10 laici (oggi sono 8). Niente sorteggio, il voto dei togati avverrà in 19 collegi definiti dal ministero della Giustizia. Sarà eletto al primo turno chi avrà la maggioranza dei voti, in alternativa si andrà al ballottaggio coi due più votati.