«Fiducia» e «responsabilità» sono le parole intorno al quale ruota il discorso con cui Luigi Di Maio ufficializza le dimissioni da capo politico del M5s. «È sempre stata la fiducia il nostro valore principale. Tutto quello che facciamo si basa sulla fiducia ed è per questo che siamo cresciuti. Ma oggi si chiude un’era. È arrivato il momento di rifondarsi». Di Maio ha comunicato la sua decisione durante un incontro il cui scopo era presentare i cosiddetti “facilitatori” regionali, i nuovi segretari locali del M5s, introdotti dalla sua ultima riforma della struttura interna del partito: «Posso dire oggi di aver portato a termine il mio compito». Ha poi detto che il governo va avanti fino alla fine della legislatura e lui resterà al ministero degli Esteri.
Di Maio ha ricordato i primi dieci anni di vita di quella che definisce una «forza visionaria unica al mondo». «Stando al governo abbiamo scoperto quanto sia difficile. Abbiamo resistito, con fatica, per essere dalla parte degli italiani e non dei privilegi». Ha enfatizzato i risultati ottenuti, le «leggi che hanno cambiato in meglio la vita degli italiani». «Abbiamo approvato 40 leggi in 20 mesi realizzando parte del programma — ha ricordato elencando i provvedimenti simbolo approvati con due diversi governi —. Ci eravamo illusi che questo portasse più voti . Credo che l’insieme di queste leggi e di quelle da approvare creeranno una nuova comunità». Ma ha anche ammesso che nel M5S c’è stato chi ha lavorato per ottenere visibilità personale e che anche nei territori «molti nostri sindaci sono stati buttati giù dal fuoco amico».
«Sono stato accusato di essere troppo ingenuo. Non mi sento un ingenuo – ha sottolineato Di Maio . ma preferisco passare per tale piuttosto che essere considerato un imbroglione. Continuo a pensarlo nonostante i tradimenti, come il tradimento che ci ha portato a cambiare il governo. Per restare umani dobbiamo riuscire nell’impresa di fidarsi di chi non conosci. Su tutte le decisioni importanti ci siamo consultati con gli iscritti».
«Farci apparire divisi, pasticcioni è stato il miglior modo per combatterci anche perché nessuno avrebbe potuto farci apparire corrotti e mafiosi. Alcuni si sono prestati a questo gioco al tutti contro tutti, questo a che fare con una profonda mancanza di personalità politica». Ma bisogna guardare anche in casa: «I peggiori nemici sono quelli che al nostro interno non lavorano per il gruppo ma per la loro visibilità. Qualcuno è salito sul nostro carro solo per convenienza, qualcuno ha tradito la fiducia per interessi personali. C’è chi è stato nelle retrovie e, senza prendersi responsabilità, è uscito allo scoperto solo per pugnalare alle spalle. Ci sono quelli che hanno messo se stessi prima del Movimento».
Per quanto riguarda i fuoriusciti: «Da noi le regole si rispettano e non ci sono santi che tengono. A un certo punto è giusto che si intervenga. C’è chi ha messo se stesso prima del Movimento E se abbiamo allontanato qualcuno è per tutelare chi è rimasto», ha detto Di Maio. «Basta pugnalate alle spalle e tradimenti. Non mollerò mai il Movimento, è la mia famiglia. Ci Sarò agli Stati Generale, il Movimento deve continuare a essere la bussola dei cittadini».