Il taglio dei parlamentari sarà deciso alle urne. È quanto stabilito dall’Ufficio centrale per il referendum della Corte di Cassazione che ha ammesso la proposta di referendum confermativo depositata lo scorso 10 gennaio e firmata da 71 senatori, 7 in più del numero minimo richiesto di 64. «La richiesta di referendum sul testo di legge costituzionale recante ‘modifica degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari’ – si legge – è conforme all’art. 138 Cost. ed ha accertato la legittimità del quesito referendario dalla stessa proposto».
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La legge propone l’abbassamento del numero dei deputati da 650 a 400 e dei senatori da 315 a 200: era stata approvata in via definitiva (dopo 4 letture) a Montecitorio con una larghissima maggioranza (553 voti favorevoli). Nonostante questo la riforma è stata bloccata con la richiesta dei senatori di sottoporla al vaglio popolare. I senatori hanno potuto avanzare la loro richiesta perché le riforme costituzionali hanno un iter parlamentare speciale: se una riforma non ottiene una maggioranza di due terzi da ciascuna delle due Camere nel voto finale si hanno tre mesi di tempo per chiedere che sia sottoposta a referendum. Servono le firme di un quinto dei membri di una delle due camere – per i senatori la soglia è di 64 – 500.000 elettori o 5 consigli regionali.
Ora il Consiglio dei ministri avrà 60 giorni di tempo per decidere in che data si dovrà svolgere il referendum e presentare la proposta al presidente della Repubblica, che la confermerà con un decreto presidenziale: la data dovrà essere una domenica compresa tra il 50esimo e il 70esimo giorno successivo alla promulgazione del decreto, quindi presumibilmente si andrà a votare tra gli ultimi giorni di marzo e la prima settimana di giugno.
Grande soddisfazione per la pronuncia della Cassazione è stata espressa dalla Fondazione Luigi Einaudi, promotrice della raccolta firme tra i parlamentari. «A questo punto – si legge in un comunicato della Fondazione – attendiamo che il governo proponga nel più breve tempo possibile la data del referendum, in modo da poter iniziare il vero confronto sui temi che il quesito referendario solleverà, che pone il modello di democrazia parlamentare di matrice liberale contrapposto all’idea di democrazia diretta di stampo populista a cui si sono ispirati i fautori di questa riforma».