Una stella di David e la scritta «Juden hier» («Qui ci sono ebrei») è comparsa a Mondovì sulla porta della casa di casa di Aldo Rolfi, figlio di una donna sopravvissuta all’Olocausto, Lidia Beccaria Rolfi. Una frase antisemita che riecheggia quelle usate dai nazisti durante i rastrellamenti, in Italia quanto in Germania, per deportare gli ebrei.
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Lidia Beccaria Rolfi fu staffetta partigiana e venne deportata al campo di concentramento di Ravensbruck per la sua attività politica. Sopravvisse e morì nel 1996 a 71 anni. A Mondovì c’è una via dedicata a lei. Non era ebrea, però. «Mia madre non portava la stella di Davide», spiega il figlio. Era «una maestrina di montagna finita suo malgrado nell’orrore di un campo di concentramento». Solo il giorno precedente Aldo Rolfi aveva pubblicato un articolo dedicato a sua madre su un giornale locale, la “Provincia Granda”, nel quale aveva scritto, tra le altre cose: «L’emergenza odio è colossale, palpabile in tutti i campi. La mente torna a notti buie e vergognose della nostra Storia recente».
«Ho attraversato questa porta molte volte. La scritta è apparsa oggi, dopo che Aldo è intervenuto su un giornale locale per ricordare sua madre. Al di là della patente ignoranza – Lidia è stata una deportata politica – è uno dei molti segnali che ci dovrebbero fare alzare la voce per ricordare a tutti che essere antifascisti è il primo dovere della memoria che abbiamo», commenta lo storico Bruno Maida che con Lidia Rolfi ha scritto diversi libri sulla deportazione.
La ministra della Scuola Lucia Azzolina si è definita «profondamente turbata» e ha commentato: «Con questo episodio a mio avviso si è superato il limite. Mi aspetto che la condanna sia unanime perché il vero pericolo è l’indifferenza. Bisogna schierarsi sempre senza esitazione. La scuola italiana è da sempre scudo contro le manifestazioni di odio e discriminazione. E continuerà ad esserlo».
Il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha scritto su Facebook: «’Jude hier’, qui abita un ebreo. È accaduto a Mondovì, in provincia di Cuneo. Sulla porta di casa della famiglia di una staffetta partigiana e testimone dell’Olocausto, ieri qualcuno ha lasciato una scritta antisemita. Come quelle usate dai nazisti durante i rastrellamenti per deportare gli ebrei nei campi di concentramento. Ecco dove porta la cultura dell’odio. Cosa altro deve accadere per capire che dobbiamo mobilitarci tutti contro questa follia che ci porta indietro?».
Indignato anche il sindaco di Mondovì, Paolo Adriano: «È un atto gravissimo che, da sindaco e da uomo, condanno fermamente. Un fatto vergognoso che offende ed indigna Mondovì, città medaglia di bronzo al valor militare nella guerra di Liberazione, e tutti i monregalesi. Ci stiamo organizzando per rispondere con un’apertura straordinaria della sinagoga di Mondovì. In attesa che vengano concluse le indagini per individuare e assicurare alla giustizia i responsabili del gesto – conclude il sindaco – esprimo solidarietà al nostro concittadino Aldo Rolfi e a tutta la famiglia. Ricordo, infine, che tra pochi giorni e con ancor più viva partecipazione Mondovì poserà due nuove pietre alla memoria di due concittadini deportati».