Il 29 marzo l’Italia tornerà al voto per il referendum confermativo della riforma sul taglio dei parlamentari. «Il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente Giuseppe Conte, ha convenuto sulla data del 29 marzo per l’indizione del referendum popolare sul testo di legge costituzionale che riduce il numero dei parlamentari», si legge in un comunicato di Palazzo Chigi. Manca solo l’ufficialità, che arriverà con il decreto del presidente della Repubblica.
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Per il referendum confermativo su una riforma “bandiera” del Movimento 5 Stelle che taglia di netto il numero dei parlamentari (da 630 a 400 alla Camera e da 315 a 200 al Senato) non è previsto quorum perché non si tratta di un voto abrogativo. È sufficiente che i consensi superino i voti sfavorevoli. Se il risultato della consultazione è positivo, il Capo dello Stato promulga la legge. In caso contrario, è come se la legge stessa non avesse mai visto la luce e l’esito della consultazione viene pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.
Il Governo aveva 60 giorni di tempo per decidere la data del voto, che deve tenersi tra i 50 e i 70 giorni successivi. Escludendo le festività pasquali si sarebbe finiti al 19 aprile o oltre se si fosse concesso un dibattito pubblico ampio. Alla fine la scelta dell’esecutivo è caduta sul 29 marzo. Confermata così la volontà di accelerare i tempi: dato che la vittoria dei sì è altamente probabile, l’entrata in vigore della legge chiude la possibile finestra per tornare a votare con le regole attuali che prevedono l’elezione di 945 parlamentari.