Il premier britannico Boris Johnson, a tre giorni dall’entrata in vigore della Brexit, anticipa i nodi della trattativa con Bruxelles: vuole un’intesa basata sulla libera circolazione delle merci, che «non richiede alcun allineamento alle regole e agli standard dell’Ue sulla politica della competizione, i sussidi, la protezione sociale, l’ambiente o nulla di simile». Boris Johnson guarda al futuro del suo paese come a quello di un supereroe che, subita la trasformazione, diventa «campione potenziato» del libero commercio e non ha bisogno di accettare le norme Ue. Il commercio globale ha bisogno «di un Paese pronto a togliersi gli occhiali da Clark Kent, saltare nella cabina telefonica ed emergere con il suo mantello, come il supereroe potenziato del diritto delle popolazioni della Terra a comprare e vendere liberamente tra loro». «Il Regno Unito è pronto per quel ruolo», ha dichiarato il premier britannico.
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La scelta dei negoziati sulle relazioni post Brexit fra Regno Unito e Ue «non è ormai tra accordo e no-deal – ha detto Johnson – ma tra una relazione commerciale comparabile a quella del Canada (il Ceta, accordo di libero scambio tra pressoché a zero dazi negoziato però per sette anni) e un’intesa meno ambiziosa, più simile a quella tra Australia e Ue». «In ogni caso – ha detto Johnson in tono di sfida – non ho dubbi che la Gran Bretagna prospererà» e potrà «scatenare tutto il suo potenziale».
Esalta le politiche del libero scambio, che il suo governo rivendica e di cui il Regno Unito deve restare «un campione» per il «bene del mondo». Ha poi criticato i protezionisti che stanno prendendo piede «a Bruxelles, in Cina o a Washington, agitando in giro dazi come randelli». Così «il libero commercio viene strozzato, con una proliferazione crescente delle barriere e ritardi sulla crescita». E ha parlato anche dei negoziati con gli Stati Uniti: «Condivido l’ottimismo di Trump e agli antiamericani che sono contrari a un accordo commerciale con gli Usa dico: ‘crescete’». «Sappiamo dove vogliamo andare e questo luogo è fuori, nel mondo. Stiamo riemergendo da anni di ibernazione come campioni del libero scambio e Londra è pronta a impegnarsi in vari negoziati”per volta, riscoprendo muscoli che non usava da decenni».