Gli italiani continuano a diminuire: al primo gennaio di quest’anno i residenti ammontano a 60 milioni 317 mila, 116mila in meno rispetto allo scorso anno. Il calo è dovuto soprattutto al «ricambio naturale», il più basso degli ultimi 102 anni. A fronte di 435mila nati vivi, sono stati infatti registrati 647mila decessi. Su 100 persone decedute arrivano soltanto 67 bambini (dieci anni fa erano 96). Lo rende noto l’Istat nell’annuale rapporto sugli indicatori demografici.
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È il quinto anno consecutivo che il Paese registra un calo dei residenti, nonostante il saldo migratorio con l’estero risulti ancora positivo: nel 2019 per 143mila unità (dato dalla differenza tra 307mila nuove iscrizioni e 164mila cancellazioni). Il calo della popolazione si concentra prevalentemente nel Mezzogiorno (-6,3 per mille) e in misura inferiore nel Centro (-2,2 per mille). Al contrario, rileva l’Istat, prosegue il processo di crescita della popolazione nel Nord (+1,4 per mille). Lo sviluppo demografico più importante si è registrato nelle Province autonome di Bolzano e Trento, rispettivamente con tassi di variazione pari a +5 e +3,6 per mille. Rilevante anche l’incremento di popolazione osservato in Lombardia (+3,4 per mille) ed Emilia-Romagna (+2,8).
Calano gli ingressi di stranieri in Italia: l’anno scorso sono stati 25mila in meno rispetto al 2018 e 34 mila in meno sul 2017. La quota di popolazione straniera sul totale è dell’8,9%. Nel flusso con l’estero, il ruolo del leone lo giocano gli italiani. Quelli che vanno a vivere fuori dai confini nazionali sono superiori a quelli che rientrano. Dunque, il saldo migratorio degli italiani è negativo per 77mila unità, mentre quello degli stranieri è positivo per 220mila unità.