Il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma del processo penale. Nel provvedimento c’è anche il lodo Conte bis sulla prescrizione. Italia Viva, contraria alla riforma, non era presente alle trattative. E il governo appare sull’orlo della crisi. «Italia Viva deve chiarire anche al Paese che cosa intende fare», ha detto il primo ministro nella conferenza stampa. «Per una forza politica è sempre una sconfitta decidere deliberatamente di non sedersi a un tavolo importante come il Cdm – ha aggiunto – quindi rinunciare a lavorare con i propri compagni di viaggio».
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Una delle principali critiche alla legge Bonafede che ha introdotto lo stop della prescrizione riguarda i tempi del processo. La paura dei critici alla norma, tra cui Italia viva, è che senza la prescrizione i cittadini rimangano sotto processo per un tempo indefinito. Per questo già durante il governo gialloverde il dibattito sulla legge Bonafede è stato legato alla riforma del processo penale il cui scopo è proprio quello di accorciare e semplificare i tempi dei processi. Lo scontro nel nuovo governo, ha portato le forze della maggioranza a rivedere la legge Bonafede. Pd, M5s e LeU hanno infine trovato l’accordo sul lodo Conte bis, dal nome dell’avvocato Federico Conte (Leu) che prevede, in estrema sintesi, lo scatto del blocco della prescrizione soltanto dopo la doppia condanna. Ma su cui Italia viva ha messo il veto. Italia Viva ha votato tre volte con Fi, Fdi e Lega per l’abolizione della legge Bonafede.
«I cittadini ci chiedono processi più rapidi e processi più veloci», ha detto il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa al termine del Cdm. «Abbiamo posto le basi affinché il processo sia più rapido, prevedendo anche cospicui investimenti anche in termini di risorse finanziarie. Mi dispiace che non ci siano state le ministre di Italia Viva, è sempre una sconfitta decidere di non sedersi a un tavolo. Un ministro ha sempre la responsabilità e il dovere di partecipare al consiglio dei ministri». E poi attacca: «Devo prendere atto che si è mantenuta una posizione iniziale, ritenendo di essere depositari della verità, ma la verità assoluta non esiste, esiste una mediazione: Bonafede si è reso disponibile a trovare un compromesso, ma plausibile e sostenibile, non al ribasso. Per vincere questa partita bisogna giocare nella stessa squadra: se c’è un giocatore che inizia a pensare a sé, o peggio ancora fa dei falli, la partita si perde. C’era la massima disponibilità a confrontarsi con Italia Viva, ma se la loro posizione deve essere ‘o accettate la nostra posizione o non si potrà chiudere nulla’ voi capite che non c’è alcuna possibilità di trovare una convergenza».
In conferenza stampa è intervenuto anche il ministro Bonafede, che entra nei dettagli del testo: «Questa riforma vuole dare risposte in tempi certi e, possibilmente, celeri. Questo governo vuole partire dagli investimenti, con un piano che non conosce precedenti. Assunzioni per circa 9mila unità nei prossimi anni. 500 giudici ausiliari onorari in più che potranno andare a lavorare nelle corti d’Appello già dal 2021. In più, 1000 unità di personale amministrativo nei nostri uffici giudiziari dal 1 settembre 2020: è un segnale concreto. Poi punteremo sulla digitalizzazione: bisogna implementare del processo telematico, che piano piano sostituiranno l’immagine che i cittadini hanno di tribunali pieni di faldoni». Sui tempi del processo commenta: «Interveniamo nel processo e stabiliamo nel caso del rito monocratico, che sono circa il 90%, un tempo di un anno per il primo grado, di due anni nel secondo grado, e di un anno in Cassazione, quindi 4 anni per tutti i gradi di giudizio. È un obiettivo ambizioso che riteniamo di poter raggiungere grazie agli investimenti che stiamo facendo».