“Goldfinger” si apre con una finta anatra che galleggia attaccata alla muta di Sean Connery nei panni di James Bond. Si arrampica fuori dall’acqua, spara una corda da arrampicata da una pistola, riesce a sopraffare una guardia di sicurezza, pianta un esplosivo di plastica e si libera della tuta, sotto alla quale indossa uno smoking bianco. Poi, negli occhi della ragazza che sta baciando, Bond vede il riflesso di un cattivo che brandisce un coltello e se ne libera. Shirley Bassey fa esplodere la melodia immortale del tema “Goldfinger: “Lui è l’uomo / L’uomo con il tocco di Mida …”.
“Goldfinger” (1964), il terzo film di Bond, dopo “Dr No” (in italiano “Licenza di uccidere”) e “From Russia With Love”, segnò il tempo e lo stile di apertura di ogni film di Bond. Una sequenza d’azione seguita dall’epica melodia a tema, le canzoni stesse che definiscono epoche e tracciano lo sviluppo del pop attraverso l’uso dei più grandi nomi disponibili: Bassey, Paul McCartney, Duran Duran, A-ha, Madonna, Sam Smith e Adele. Quest’anno, la diciottenne Billie Eilish diventa la più giovane artista di sempre a scrivere per un film su Bond, cantando il tema della venticinquesima puntata della saga, “No Time to Die”.
Eilish ha commentato la notizia come «un grande onore», ma un autore ed esperto di Bond, Nick Parkhouse, afferma che le canzoni a tema sono poco più che pubblicità jingle per i film, nell’intento di identificare i film con grandi canzoni, grandi voci e grandi star. «Si è sempre trattato di marketing, non di visione artistica», sostiene Parkhouse. La colonna sonora di un film del più famoso agente segreto di Sua Maestà offre ciò che Catherine Haworth, docente di musica dell’Università di Huddersfield, definisce «un’opportunità per far parte di un fenomeno culturale, la saga cinematografica più longeva della storia e uno dei personaggi letterari e cinematografici più riconoscibili di sempre».
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Non tutte le canzoni dei film di 007 sono diventate grandi successi, ma molte lo sono. Anche il tema per “Octopussy”, ovvero “All Time High” (1983), cantata da Rita Coolidge, che zoppicava al numero 75 della hit parade, si è dimostrata una canzone redditizia: «Perché le canzoni di Bond vanno avanti in ogni compilation». Tant’è che gli artisti scartati non si vergognano di pubblicare le canzoni “bocciate” dai produttori. Tutt’altro. Sanno che, malgrado la esclusione, diventeranno un successo per riflesso. È accaduto con Eric Clapton, Blondie, Pulp, Radiohead e Pet Shop Boys.
C’è un’arte nello scrivere un tema Bond. La prima formula è stata definita da Monty Norman nel film “Dr No”: drammatiche pugnalate orchestrali, un mix di cool e kitsch, il tipo di melodia suspense. Fatte alcune eccezioni – “Nobly Lo It Better” di Carly Simon per “The Spy Who Loved Me” e “Writing’s on the Wall” di Sam Smith per “Spectre” – lo storico produttore Albert Broccoli ha poi sempre insistito sul fatto che il film e la canzone dovessero condividere il titolo.
Se Lionel Bart compose il primo tema cantato, “From Russia With Love”, come una ballata romantica per Matt Monro, fu il compositore John Barry (spesso in tandem con il paroliere Don Black) a impostare il “suono Bond” con “Goldfinger”: un mix di chitarre jazz, brass, orchestrazioni classiche e il “motivo suspense”, un motivo discendente di quattro note ascoltato in tutte le partiture dei film della saga. Quando il collaboratore di Adele, Paul Epworth, ascoltò consecutivamente tredici temi dei film di 007 per scrivere la canzone del film “Skyfall” del 2012, notò che tutti avevano un “codice armonico”. Ovvero, fanno uso di temi melodici usati nei precedenti film per stabilire un senso di continuità della serie cinematografica. La formula ha subìto periodiche reinvenzioni, legate alle mode musicali in cui i film venivano realizzati. Paul McCartney ha virato verso il rock con “Live and Let Die”, Duran Duran hanno combinato il tema Bond e il nuovo pop romantico per “A View to a Kill”, mentre l’inno techno di Madonna, “Die Another Day”, non è stato universalmente amato.
Un altro detto di Bond avverte: l’artista non è mai più grande del film. Parkhouse suggerisce che esiste una linea sottile tra omaggio e pastiche. «Adele è rimasta legata alla tradizione, mentre Sam Smith è caduto con “Writing’s on the Wall” (che sarebbe stata scritta in 20 minuti) in una parodia di un tema di Bond».
Per quanto riguarda il contenuto lirico, è ancora “Goldfinger” ad aver definito lo spirito della formula di Bond: “esotico, decadente e potente”. “L’uomo con il tocco di Mida” invita a «entrare nella sua rete di peccati», promette intrighi, sesso e seduzione. La canzone espone gli ingredienti chiave di un film di Bond: “Martini, ragazze e pistole”, come ha notato in seguito Sheryl Crow, che ha cantato il tema del 1997, “Tomorrow Never Dies”.
I film di Bond sono cominciati con la vendita di «una fantasia di potenza maschile, in cui l’uomo corre sempre mentre altri camminano», come canta Tom Jones in “Thunderball” (1965). E in termini di sottomissione e seduzione femminile, le donne entrerebbero in una “rete di peccati” o affermerebbero che “nessuno lo fa meglio”. È difficile non sussultare ascoltando Shirley Bassey interpretare “Diamonds Are Forever”, in cui canta: “Toccalo, accarezzalo e spoglialo”. Si racconta che Bassey fu obbligata a togliersi il reggiseno per consentirle di contenere la nota finale cruciale della canzone.
La frequente presenza nelle colonne sonore di donne forti, conosciute e identificabili, può essere un modo non per contrastare ma per confondere quelle visioni spesso sessiste. A un agente segreto sciupafemmine e misogino si contrappone una Shirley Bassey, straordinaria e creativa interprete. È una sorta di bilanciamento. Bassey cantò «a differenza degli uomini, i diamanti indugiano». Bond si derise già da “Goldfinger” (scherzando sul fatto che portare una pistola riflettesse un “leggero complesso di inferiorità”) e nel 1995, in “Goldeneye”, la M di Judi Dench fu in grado di chiamare 007 «un dinosauro sessista e misogino». Poiché il personaggio è cambiato, è meno promiscuo, e Pierce Brosnan e Daniel Craig hanno portato più riflessioni, tormenti e vulnerabilità al vecchio attore negli ultimi anni, così come le canzoni.
Trentun anni dopo, “Goldeneye” di Tina Turner sovverte quasi “Goldfinger” ringhiando: “Goldeneye, ho trovato la sua debolezza, farà quello che mi pare”. E la sublime “Surrender” di kd lang, pur non diventando il motivo di “Tomorrow Never Dies” (1997), è usata nei titoli di coda e trova la cantante canadese affermare: “La tua vita è una storia, già scritta / La notizia è che io ho il controllo / E ho il potere”.
Adesso la scelta di Billie Eilish, pretesa con insistenza da Barbara Broccoli come i personaggi femminili più forti nel nuovo film. Con la sua femminilità senza compromessi, la diciottenne premiata con il Grammy incarna la risposta perfetta a qualsiasi persistente dubbio sulla consapevolezza della saga che la politica di genere debba essere affrontata. Eilish ha “marchiato” la canzone con la sua personalità. E la sensazione è che questa ragazzina sfrontata possa umiliare Bond con un solo sguardo.
Il film “No Time to Die” uscirà in Italia il prossimo 9 aprile, il 2 aprile nel Regno Unito e negli Stati Uniti il 10 aprile. La canzone di “Billie Eilish” è già su tutte le piattaforme digitali.